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Politica
Servizi, Tofalo (M5s): “I vertici scelti da Conte sono ancora tutti lì”
Angelo Tofalo Lapresse

Via Gennaro Vecchione. Largo a Elisabetta Belloni che, appunto, è stata appena nominata a capo del Dis (Dipartimento per le informazioni e la sicurezza), mentre all’Aisi è stato riconfermato Mario Parente. Che significato assume questa decisione del premier Draghi? Al di là del forte valore simbolico, trattandosi della prima donna alla guida dell’Intelligence, molti osservatori le attribuiscono anche ben altra valenza. E cioè un ulteriore, se non definitivo, segnale di discontinuità rispetto al governo Conte. Affaritaliani ne ha parlato con l’ex sottosegretario alla Difesa sia nel governo giallo-verde che in quello giallo-rosso, Angelo Tofalo. Intervistato dal nostro giornale, il deputato del Movimento cinque stelle, che ha appena dato alle stampe il libro “Intelligence Collettiva - Appunti di un Ingegnere rapito dai Servizi Segreti”, edito dalla Fondazione Margherita Hack, rifiuta questa lettura e spiega: “Non direi proprio che sia così. Al di là del prefetto Vecchione, infatti, tutti gli altri direttori e vicedirettori, nominati e-o confermati dall’ex presidente Conte, sono ancora lì”.

libro 1
 

Tofalo, partiamo proprio da Elisabetta Belloni, come commenta la sua nomina alla guida del Dis?
La prima donna a capo degli 007 italiani è sicuramente una notizia positiva. Professionista seria e rigorosa, instancabile lavoratrice, sono certo che Elisabetta Belloni continuerà a portare avanti un ottimo lavoro al Dis.

Con questa nomina, però, si chiude definitivamente la stagione Conte, visto che Vecchione era stata una scelta dell’ex premier?
Non direi. Al di là del prefetto Vecchione, al quale va il mio sincero ringraziamento per l’ottimo lavoro svolto, tutti gli altri direttori e vicedirettori, nominati e-o confermati dall’ex presidente Conte, sono ancora lì, a partire da Mario Parente. I vertici dell’Intelligence, infatti, rispondono per legge al solo presidente del Consiglio, ma operano su dossier fondamentali per la sicurezza e l’interesse nazionale che sono di tutti.

Nel M5s non è stata presa bene questa decisione. Per quale ragione?
E’ una tesi fuori luogo. Purtroppo, è l’errore di fondo che si continua a fare nel voler etichettare l’Intelligence. Come racconto nel mio libro appena uscito, “Intelligence Collettiva - Appunti di un Ingegnere rapito dai Servizi Segreti”, i Servizi sono diventati il termometro della politica e puntualmente vediamo che sono tutti pronti a prendersi meriti o ad attaccare gli altri per presunti demeriti, strumentalizzando l’Intelligence. Il nostro Paese ha bisogno di maggiore cultura della sicurezza. Il mio sforzo divulgativo va in tal senso, i Servizi sono un patrimonio del Paese, non delle singole forze politiche. In questi anni prima con Gentiloni, poi con Conte, i partiti per immaturità interne non sono riusciti ad esprime un’autorità delegata con la conseguenza di aver lasciato “troppo spazio” alle strutture.

In questa direzione intrapresa da Draghi c’è, secondo lei, una volontà di allontanare l’intelligence dalla politica?
Tolti millantatori e pochi addetti ai lavori, la politica è lontana anni luce dall’Intelligence. Se ne parla sempre a sproposito e si costruiscono castelli di carta su episodi da gossip. I mass media poi peggiorano il tutto. Dovessimo fare un sondaggio tra parlamentari, avrei timore delle risposte sui compiti reali dei nostri Servizi.

Belloni un po’ come Burns, il diplomatico scelto da Biden al vertice della Cia. Ci stiamo ponendo in scia degli Usa?
Al Dis solitamente si alternano diplomatici o prefetti. Sicuramente, il modello americano è un qualcosa da cui prendere spunto, ma sarebbe anche ora di 'cacciare la testa fuori dal sacco' e dimostrare che la nostra Intelligence può davvero aspirare a tornare tra le migliori al mondo. Oggi, ahimè, abbiamo perso colpi…

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