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Politica
Il caso Soumahoro e la gogna mediatica: finalmente qualcuno dice "basta"
Soumahoro

Caso Soumahoro: "Adesso basta con la gogna mediatica"

 

Pietà l’è morta? È davvero possibile che nessuno manifesti un minimo di solidarietà nei confronti di Aboubakar Soumahoro, investito da un colossale shitstorm senza essere non dico indagato, ma nemmeno persona informata dei fatti? Come probabilmente avrete notato, la puntata di “Piazzapulita” dedicata al deputato più discusso della legislatura appena iniziata si è aperta con un nostro articolo, nel quale si proponeva proprio Soumahoro come nuovo leader del Pd. Non solo ci fa piacere essere trend-setter del dibattito politico, cosa che avviene dal 1996, ma anche nello specifico, come autore del pezzo, riscriverei le stesse cose domattina. 

 

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Si tratta di un giudizio politico, ovviamente, perché la vicenda giudiziaria allora era sconosciuta e oggi necessita di spiegazioni che vanno date al più presto. Ma senza dimenticare che le accuse sono rivolte a moglie e suocera di Soumahoro, non a lui. E la responsabilità penale è personale, mentre la logica del “non poteva non sapere” ha sempre fatto disastri.

Ci sono anche degli addebiti diretti alla sua persona, ai quali però da Formigli ha risposto con una certa determinazione, mentre i suoi inciampi (il mutuo e il diritto all'eleganza) hanno riguardato le vicende familiari. Comprensibile, quando si è toccati negli affetti personali, così come è evidente l’impossibilità di gestire vicende di queste spaventose dimensioni senza l’aiuto di un comunicatore professionista, che gli avrebbe impedito di postare quell’ormai famoso pianto sui social, tanto per fare un esempio.

Ma, in tutta questa brutta vicenda, dove sono finiti il garantismo e la solidarietà da sempre sbandierati dal centrosinistra? Verdi e Sinistra Italiana hanno rapidamente preso le distanze dal loro uomo più in vista, ma almeno qualcosa hanno detto. Silenzio assoluto da parte del Pd, ivi compresi da quegli stessi esponenti Dem che avevano fatto il nome di Soumahoro come possibile segretario, cosa politicamente più rilevante del nostro articolo. Eppure tacciono. 

Ha giurato sulla sua innocenza Mimmo Lucano e oggi – finalmente - ha preso posizione Mediterranea Saving Humans, che ha condiviso molte battaglie con Soumahoro, ma ne ha parlato soprattutto sul piano umano: “Adesso basta. Abbiamo seguito come tutti la vicenda e con grande dispiacere, innanzitutto per ciò che implica umanamente per un amico, una persona che abbiamo conosciuto in situazioni di lotta e che ci ha sempre sostenuto (…) Abou è stato travolto da una gogna mediatica, e abbiamo riconosciuto le fragilità di ogni persona normale che viene massacrata sotto i colpi della lapidazione e anche sotto il peso dei propri errori. Ma noi non ci stiamo ad abbandonare nessuno”.

“I processi li fanno i tribunali, i percorsi politici li decide la storia collettiva di una società. Ora per noi è il tempo di combattere contro gli sciacalli e gli avvoltoi, di ogni risma, che non aspettavano altro che vedere un cadavere da poter sbranare”. 

Questi, si obietterà, sono gli amici di “Abou”, ma anche una testata non propriamente vicina alle sue posizioni, ovvero “Il Giornale” di Augusto Minzolini, scrive una cosa che fa sobbalzare sulla sedia. Chi accusa personalmente Soumahoro per le sue vicende sindacali avrebbe infatti rivolto richieste economiche molto specifiche: “Vogliono 500 euro e possono dirvi tutto quello che volete, in questo modo capite che possono anche darvi degli scoop”, avrebbe riferito un mediatore. “Non abbiamo pagato quei soldi per scoop improvvisati a seconda delle esigenze”, scrive Bianca Leonardi, spiegando che, infatti, poco dopo è arrivata al Giornale una risposta negativa, legata al pianto di Soumahoro sui social: “Oggi no”.

Inoltre viene fuori che la (bellissima) signora Liliane avrebbe lavorato a Palazzo Chigi, sotto il Governo Berlusconi. Il che peraltro non è ne' un reato, ne' qualcosa di disdicevole. Ma chi sa quante altre ne sentiremo. Insomma, la vicenda è ancora molto intricata ed è opportuno andarci coi piedi di piombo. Chi ha cariche pubbliche deve essere al di sopra di sospetto e chi sta al suo fianco deve essere come “la moglie di Cesare”, quindi Soumahoro dovrà confrontarsi molto seriamente con i propri familiari e con tutte le persone coinvolte a vario titolo nel caso, per rimediare a quelle “leggerezze” che forse sono dipese dagli impegni e forse dal cuore, sarebbe umano. Ora però bisogna che si faccia chiarezza e rendere conto a chi ha dato fiducia a Soumahoro, credendo nelle sue battaglie, ma anche a chi lo odia: è il dovere di un rappresentante del popolo e non si può eludere.

Dall’altra parte, si deve rispettare la fondamentale presunzione di innocenza troppe volte calpestata, distruggendo vite di persone che non avevano fatto assolutamente niente di illecito. E' necessario sospendere il giudizio, pensando anche ad altre disavventure ben più gravose di altri parlamentari sule quali stranamente si sorvola. Che c’è di diverso nel caso Soumahoro? C’è chi (come Mieli) ha parlato di razzismo, certamente c’è il fatto che l’ex sindacalista è solo nel turbolento mare della politica, condizione rischiosissima, soprattutto quando vieni investito da improvvisa fama. Forse anche così si spiega la carenza di solidarietà umana, nel fiume di parole spese sul tema. 
 

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