Camera, il premier non ha Speranza. I bersaniani sono in maggioranza
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"Il problema del gruppo parlamentare alla Camera c'è. Impossibile negarlo". Un parlamentare Pd vicino (ma non troppo) a Matteo Renzi commenta così quanto accaduto ieri a Montecitorio con molti deputati dem che hanno votato a favore delle preferenze sull'Italicum nonostante l'ordine di scuderia fosse di bocciare quegli emendamenti. Il problema è che il 60% circa del gruppo alla Camera è formato da bersaniani e cuperliani, oltre ai 10 deputati lettiani (guidati da Boccia) che sono i più riottosi di tutti. I renziani - sia della prima ora sia quelli 'nuovi' più che altro dell'area Franceschini - non vanno oltre il 40%.
Ma il guaio vero è che il capogruppo, Roberto Speranza, è un bersaniano doc. Speranza è un carneade emerso dal nulla e assunto a un ruolo decisamente superiore rispetto alle sue possibilità. Renzi non si fida di lui e infatti ha dovuto fare una riunione a Montecitorio sulla legge elettorale per serrare le fila al posto del presidente dei deputati che evidentemente non era in grado (dopo la prima votazione sugli emendamenti pro-preferenze) di garantire la tenuta del gruppo Pd. Il premier vorrebbe cambiare il capogruppo, che non può non rappresentare la linea del segretario, ma l'elezione avviene con votazione a scrutunio segreto e anche se ci provasse, molto probabilmente, il candidato renziano verrebbe bocciato. E così si va avanti con questo imbarazzante dualismo che espone il partito di maggioranza relativa al rischio di scivoloni. I fedelissimi del premier contestano ai colleghi il mancato adeguamente alle decisioni del segretario, cosa che invece i renziani hanno fatto in diverse occasioni (anche sulla questione elettorale) quando a essere minoranza erano loro.