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Politica
Governo, si apre la battaglia Mes. Marcucci (Pd) ad Affari: usiamo quei soldi

Ue, “Risultato storico, ma i fondi Mes per la sanità vanno usati”

Parla di “risultato storico” e di “risposta eccezionale” dell’Europa, ma Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato, guarda anche avanti e, quindi, alla vera sfida che si apre adesso. Interpellato da Affaritaliani.it sull'esito della trattativa sul Recovery fund, il senatore dem, infatti, sottolinea: “Servono riforme serie e rigorose ed in tempi veloci”. Sul Mes, invece, rimane convinto del fatto che sia uno strumento da attivare per la sanità. Quanto al premier Conte, secondo cui intorno al  Fondo salva Stati si è registrata un’attenzione “morbosa”, Marcucci taglia corto: “Il termine morbosità mi sembra francamente eccessivo”.

Presidente Marcucci, l’Italia questa volta si è fatta valere in Europa?
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. E' un risultato a suo modo storico, l'Europa, di fronte ad una crisi eccezionale, ha deciso per una risposta eccezionale. Visto l'andamento del vertice a Bruxelles, questo epilogo positivo non era affatto scontato.

Pensa anche lei come il premier che la proposta sia stata migliorata a favore dell’Italia?
Anche in questo caso, le tabelle sono sotto gli occhi di tutti. 209 miliardi sono una cifra importante, che ci consentirà di mettere mano a storture di lunga durata. In linea generale, lo ripeto, è un risultato storico. Come altrettanto storica è la sconfitta di chi ha scommesso tutto sulla disintegrazione dell'Europa e sull'isolamento dell'Italia.

E’ un’intesa che mette al sicuro il governo e rafforza Conte, secondo lei?
Conte ha il grandissimo merito di aver creduto a questo risultato sin dall'inizio e di aver contribuito a dare al suo governo un forte ancoramento europeo. Ora inizia una nuova partita, non meno complessa. Servono riforme serie e rigorose ed in tempi veloci. L'Italia ha una incredibile opportunità, non deve sprecarla con la melina.

Anche sul fronte della governance, con la possibilità che si azioni un freno d'emergenza, l’Italia può dirsi soddisfatta o c’è da temere?
Ho parlato di opportunità, riferendomi anche al meccanismo delle verifiche. L'Italia può finalmente dimostrare che è in grado di gestire in modo inappuntabile le risorse europee. Io credo sia una scommessa alla nostra portata. Certo, c'è da cambiare registro e da mettere da parte le distrazioni.

Passando alle cifre, sul piano dei prestiti si è registrato un incremento di 36 miliardi, la stessa somma che si otterrebbe attivando il Mes. Il Fondo salva Stati, evocato anche da Zingaretti ieri a trattativa in corso, quindi, non serve più?
Capisco che con 209 miliardi del Recovery Fund, la valutazione sul Mes sia meno drammatica. Conti alla mano, vedremo i ragionamenti dell'esecutivo ed il dibattito in Parlamento. Penso che Zingaretti abbia ragione, io stesso ho fatto riferimento al Mes nel mio commento sul Consiglio europeo. Ma anche in questo caso, mi ripeto: serve un approccio non ideologico, il Mes non può essere una bandierina da tirare da una parte o dall'altra. Vedremo la valutazione che farà Conte in settembre, per me 36 miliardi per la nostra sanità sono da utilizzare.

La speranza di Conte è che il risultato incassato a Bruxelles distolga l’attenzione “morbosa” intorno al Mes. Pensa anche lei che ci sia stata morbosità?
Il termine morbosità mi sembra francamente eccessivo. Il Mes è uno strumento che prevede tassi negativi ed ha il solo vincolo della destinazione alle strutture ospedaliere. Non mi è piaciuta l'operazione di chi ha tentato di usarlo per creare una difficoltà al governo. Ma se non mi piacciono i commenti di alcuni esponenti Cinque stelle come Di Battista, non mi piacciono neanche quelli dei pasdaran di segno opposto.

Il Pd è consapevole che sul Mes la maggioranza potrebbe spaccarsi? Anzi, che il Fondo Salva stati potrebbe addirittura dare vita a una maggioranza alternativa?
Sono fantasie lontane da qualsiasi contesto reale. Altra cosa, invece, è discutere dell'opportunità di creare un forte clima di collaborazione istituzionale, almeno da parte di tutti coloro che hanno sostenuto, ed a ragione, la maggioranza di Ursula von der Leyen. Non penso ad una nuova maggioranza, ma a un confronto virtuoso tra la maggioranza ed una parte delle opposizioni. Stiamo celebrando l'affermazione di una idea dell'Europa e la sconfitta di chi ha puntato al disastro. Sulle riforme, questo nuovo clima dovrebbe potersi vedere.

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