Usa/ Obama: la rivoluzione può attendere
So God Help Me. Obama ha ormai deciso: ha detto no alle associazioni atee e laiche che glielo avevano chiesto. Perciò alla fine del discorso d’insediamento alla Casa Bianca il prossimo 20 novembre non rinuncerà a chiedere l’aiuto del dio cristiano per la sua impresa presidenziale. Casomai il signore esistesse potrebbe essere anche lui assai utile. D’altronde come dargli torto. Davanti a sé ha i suoi primi 100 giorni per salvare l’America e convincere l’elettorato moderato e radicale di sinistra che lui non è una bufala.
Primo banco di prova naturalmente la crisi finanziaria la più grave che gli Stati Uniti affrontano dal 1929. Allora la borsa perse il 75% del suo valore, il numero di suicidi triplicò e il livello di disoccupazione nel paese raggiunse quota 25%. Franklin Delano Roosevelt, il presidente più socialdemocratico che gli USA abbiano mai avuto, il giorno dell’insediamento fece un discorso molto eroico affermando che l’unica cosa che bisogna temere è la paura stessa. Lanciò per primo un piano da 100 giorni imponendo così a tutti i suoi successori di confrontarsi, volenti o nolenti, con la fatidica scadenza. E convocò in sessione straordinaria il parlamento per 3 mesi e dieci giorni di fila convincendolo ad approvare i provvedimenti più urgenti per salvare l’economia americana. Ci voleva un’iniezione di vitalità e fiducia nella società prima che andasse in disfacimento. E lui la diede.
La statua di cera di Obama
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A Obama, che a Franklin Roosvelt si ispira anche perché non ha alternative, piacerebbe parecchio salvare l’America come fece il suo predecessore e passare alla storia non solo per la sua “abbronzatura”. Piacerebbe parecchio che andasse così anche ai suoi elettori della media borghesia tramortiti dalla crisi e sull’orlo dell’esaurimento finanziario e nervoso. Il piano va a rilento ma c’è e ha possibilità di successo: 1000 miliardi di dollari in investimenti pubblici destinati a rilanciare l’economia americana e a consolidare i mercati finanziari del paese – Roosvelt naturalmente docet. Peccato però che agli elettori più radical non basti per continuare a credere ciecamente al loro guru. Lo hanno votato e ora cominciano a presentare i primi conti. E a lamentarsi perché la rivoluzione non c’è stata e forse non ci sarà.
L'hotel dove alloggia la famiglia Obama
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