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Politica
Via il direttore del Tg1 Carboni? L'effetto Draghi si abbatte sulla Rai
Giuseppe Carboni (Lapresse)

Intervento scritto per Affaritaliani.it da Massimiliano Capitanio, deputato della Lega, Segretario della Vigilanza Rai e membro del Comitato ristretto per la Commissione d’inchiesta sulle Fake News

Dopo la caduta dell’asse Conte-Casalino, dicono che a Viale Mazzini si respiri aria di fibrillazione. L’eventuale nascita di un nuovo Governo Draghi non potrà non avere ripercussioni parziali sull’assetto della Rai, o almeno sulla sua narrazione. Soprattutto durante la pandemia, infatti, alcune trasmissioni si sono piegate in maniera imbarazzante allo story-telling dell’ex concorrente del Grande Fratello.
L’apoteosi di questo Minculpop in salsa grillo-piddina si è toccata qualche settimana fa con la Rai costretta ad ammettere alla Commissione di Vigilanza che le immagini e le riprese relative al presidente del Consiglio non erano prodotte da qualcuno degli oltre 1900 giornalisti in servizio, ma confezionate ad arte da Palazzo Chigi. Roba che nemmeno i regimi venezuelani…
“A causa della pandemia, la presidenza del Consiglio dei ministri ha disposto che, per motivi di sicurezza sanitaria, non sia opportuno che operatori esterni lavorino negli ambienti di Palazzo Chigi per produrre servizi televisivi e pertanto, tutte le immagini del presidente del Consiglio vengono realizzate direttamente dagli uffici della presidenza stessa”, era stata la giustificazione dell’azienda. Una motivazione assolutamente ridicola e offensiva nei confronti dei tanti giornalisti da sempre impegnati in prima linea nei palazzi e per le strade. Difficilmente l’eventuale nuovo premier vorrà proseguire nel solco.

IL TG1

Il TG1, per molti tele-casalino, è stato da una parte il tg delle dirette oceaniche del fu premier Conte, dall’altra il tg che ha messo in secondo piano i discorsi di Mattarella e che si è dimenticato di seguire l’assalto a Capitol Hill. La direzione di Giuseppe Carboni, invisa al centrodestra, non è mai piaciuta nemmeno al PD. Per i renziani era fumo negli occhi. Non è da escludere che possa cambiare la narrazione, se non la direzione.

RAIUNO

Il problema della Rai non sono i professionisti, moltissimi dei quali di straordinaria capacità e visione. Per questo, comunque si evolva la crisi, nessuno (si spera) sarà così piccolo da fare liste di proscrizione o ulteriori lottizzazioni. Ma, altrettanto, sarà auspicabile un ritorno a una narrazione oggettiva della realtà. Con la direzione Coletta, RaiUno è diventata la parodia di RaiTre, con un inevitabile calo di ascolti. Dai notiziari è sparito il tema dell’immigrazione, in compenso in alcuni programmi di approfondimento si è arrivati all’esaltazione della clandestinità, con racconti al limite dell’epopea dello sbarco illegale in Italia anche da chi oggettivamente non stava scappando da alcuna guerra. Cambierà la RaiUno filo-cinese che ha trascurato la crisi di governo (raccontata come tavolo programmatico di confronto), ma ha enfatizzato al Tg1 la storia di Eileen Gu, campionessa statunitense di freestyle che, alle Olimpiadi di Pechino, gareggerà con la Cina preferendola agli Usa? E’ la narrazione a tesi, iper-ideologica, che parla di “polizia di Trump” per descrivere le violenze sui cittadini afroamericani, ma dimentica che il presidente è Biden quando gli stessi poliziotti si accaniscono su una bambina di 9 anni. La parentesi delle favole gender è talmente allucinante che non merita altri commenti.

I DIRETTORI MILITANTI

Un eventuale Governo neutro avrà bisogno di direttori militanti, se non addirittura ultras? L’ultima pasionaria eletta nel vivaio del PD è Simona Sala, nel maggio 2020 nominata Direttore della Testata RAI Giornale Radio - "GR1", "GR2", "GR3", "GR Parlamento" - e Direttore di Radio Uno. Emblematico il suo confronto-scontro con Matteo Salvini, momento televisivo imbarazzante per il presunto pluralismo della tv di Stato. La stessa direttrice che ha mandato in onda un servizio sull’inaugurazione del presepe “laico” di viale Mazzini senza accertarsi che l’opera d’arte era ancora imballata negli scatoloni. Ma forse era impegnata a preparare le filippiche contro i cattivoni della Lega. Anche in questo caso un ritorno alla normalità farà bene a tutti, anche al direttore.

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    rai governo conte draghi





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