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Politica
Zingaretti pone 3 condizioni, Pd diviso. Ma la trattativa con il M5S va avanti

Le tre condizioni poste da Zingaretti per l'accordo con il M5s - via i decreti sicurezza, preaccordo sulla manovra e stop al taglio dei parlamentari -  hanno provocato "sconcerto" fra i renziani. Sono state percepite come un tentativo di allontanare l'intesa. E hanno provocato reazioni irritate in quell'area dei Cinquestelle che vuole far saltare l'accordo con il Pd. Ma il dialogo tra dem e M5S va avanti. E nel corso delle ore lo scontro interno al Pd sembra rientrare.  

"Ci aspettiamo che vengano smentite" dice un big renziano a proposito delle "tre condizioni" ricordando che è stata data "piena fiducia e pieno sostegno al segretario" e che "in Direzione non abbiamo né discusso né votato quei 3 punti". A quanto viene riferito, durante il colloquio al Colle, il più stringente sulla "non negoziabilità" dei 3 punti sarebbe stato in particolare l'ex-premier, Paolo Gentiloni. Sul fronte dei renziani, Anna Ascani dal Ciocco in Garfagnana (dove ha preso parte all'inaugurazione della scuola di formazione politica di Matteo Renzi) paventa il rischio che qualcuno voglia far saltare l'accordo con il M5s: "Le condizioni sono quelle poste in direzione, altre condizioni rischiano di essere fuori luogo in questo momento". E il deputato dem renziano, Ivan Scalfarotto: "C'è un mandato al segretario che è un mandato per negoziare, il che significa che si negozia, ovviamente sulla base dei punti approvati all'unanimità in direzione".

La risposta dell'area Zingaretti non tarda ad arrivare: "Le tre condizioni poste da Zingaretti sono le traduzione dei 5 punti compresi nell'Ordine del giorno votato all'unanimità, per acclamazione, dalla Direzione del Pd", affermano fonti Pd. "È chiaro che la manovra venga scritta prima di dare l'incarico al premier, anche per avere tutte le garanzie per evitare l'aumento dell'Iva", spiegano le stesse fonti che poi proseguono: "L'abrogazione dei decreti sicurezza era esplicitamente prevista nei 5 punti dell'ordine del giorno. Se arriva a Lampedusa la Sea Watch, magari mentre il governo giura, e sono ancora in vigore quei decreti cosa si fa? La nave va multata, sequestrata e le persone che sono a bordo bloccate?".

Infine, spiegano le fonti Pd, "lo stop alla riduzione dei parlamentari è legata al lavoro da fare su una riforma organica, ampia, che comprenda anche il taglio dei parlamentari insieme a altri punti, a partire da una legge elettorale coerente".

Anche l'ex ministro Andrea Orlando risponde ai renziani e, parlando con i giornalisti davanti al Nazareno, chiarisce: "Il passo indietro sui decreti sicurezza è imprescindibile per un accordo con il M5S? "Sicuramente sì, quello è un cambio radicale di politica su questi temi". Quanto al taglio dei parlamentari puntualizza: "Non abbiamo detto di non andare avanti col taglio dei parlamentari, abbiamo detto che va fatto con un quadro di bilanciamento, a partire anche dall'aggiustamento della legge elettorale". E alla domanda se la strada di un governo con il M5S sia più stretta rispetto a ieri, ha aggiunto: "È come ieri".

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