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Politica
Zingaretti premier in autunno. Il Pd medita la mossa anti-Conte

La 'bomba' Di Battista, almeno per il governo, è già stata disinnescata, soprattutto da parte di Beppe Grillo e dal fuoco di sbarramento che è arrivato dal Movimento 5 Stelle, con la quasi totalità dei parlamentari grillini fedeli all'esecutivo e che non ha alcuna voglia di mettere a rischio il governo e la legislatura. In casa Pd, secondo quanto riferiscono ad Affaritaliani.it fonti qualificate, al momento si viaggia sereni guardando ai prossimi appuntamenti in Parlamento, uno su tutti l'arrivo in Aula del Decreto Rilancio. Senza dimenticare che il 21 giugno scadono le presidenze di Commissione votate all'epoca dell'alleanza M5S-Lega con i Dem e Italia Viva che si preparano a occupare altre poltrone.

Ma ai piani alti del Nazareno si guarda già a che cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. Ci sono al momento due scenari che prenderebbero corpo in caso di crisi economica profonda e devastante dopo l'estate. Il primo, il più drammatico, parte dall'ipotesi che a ottobre ci si trovi come nell'autunno nel 2011 con lo spread a 500 punti e, a quel punto, quasi inevitabilmente e obtorto collo, per rassicurare i mercati finanziari, scatterebbe la tanto dibattuta soluzione Mario Draghi premier - anche per evitare l'arrivo della Troika modello Grecia - con un governo sostenuto più o meno da tutti.

Ma nel Pd sanno perfettamente che la maggioranza dei deputati e dei senatori dei 5 Stelle farebbe di tutto pur di non votare la fiducia a un esecutivo guidato dall'ex presidente della Banca Centrale Europea. Ed ecco che avanza così il secondo scenario quello che, in caso di crisi economica profonda ma non a livelli del 2011, porterebbe alla necessità di dare una svolta politica al Paese. E - ragionano ai piani alti del Nazareno - perché lasciare Conte a Palazzo Chigi con l'eventualità che poi fondi un suo partito e quindi, come dimostrano tutti i sondaggi fatti finora, porti via consensi proprio al Pd? A quel punto, se servisse un profondo cambio di passo, meglio un esecutivo guidato da Zingaretti spostando magari Conte al ministero degli Esteri (visti gli ottimi rapporti internazionali) e a sua volta Di Maio in un altro dicastero. La maggioranza resterebbe la stessa anche se, probabilmente, almeno da parte di +Europa e di Forza Italia potrebbe esserci un'opposizione meno intransigente.

Il M5S, con la paura delle elezioni anticipate e la perdita della guida del Paese (oltre che delle poltrone), difficilmente farebbe saltare il banco mentre il Pd potrebbe puntare sul rafforzamento della sua immagine in vista delle future scandenze elettorali, togliendo al competitor principale, Conte, la scena mediatica che regala la presidenza del Consiglio. Siamo ancora a livello di scenari, certo, ma fonti qualificate del Pd ne parlano con una certa convinzione.

Il quadro si chiude con il riscaldamento già iniziato per la partita del Quirinale 2022. La prima ipotesi, nel caso di governo Draghi e di situazione economica disastrosa, è il Mattarella bis, sempre per rassicurare i mercati finanziari. Il nome di Conte, che sarebbe sostunuto da quasi tutto il M5S, è ufficialmente in campo e il Pd potrebbe anche sostenerlo per togliere dal campo uno competitor elettorale. Tra i Dem però sono in tanti a scaldarsi, tra chi si defila e chi lavora per tenere in piedi l'esecutivo, ognuno con un ruolo diverso. Tra loro certamente ci sono l'ex premier Enrico Letta, il ministro dei Beni Culturali e capodelegazione del Pd Franceschini e l'ex segretario Veltroni. Infine c'è sempre il nome di Draghi che vedrebbe probabilmente un accordo con una parte del Centrodestra, sicuramente Forza Italia, forse la Lega ma non Fratelli d'Italia.

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