Canto armeno (di A. Gelormini)
Echi di voci innocenti,
provengono
dalle gole “arrossate”
della Sacra Montagna
innevata.
Diaspora malinconica
di notturni raggi di luna,
trama feconda e melodica
di solchi lontani e sconosciuti.
Grani crémisi
trafitti dal sole,
riverberi aspri d’una speranza,
per l’abbraccio silente
di un eterno e nostalgico
amore.
(AG)