
"Se i prodotti di Taranto non dovessero essere dissequestrati, c'è purtroppo uno scenario inevitabile: il blocco degli stabilimenti siderurgici di Taranto, Genova e Novi Ligure". Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, ai sindacati metalmeccanici oggi a Roma. Lo si apprende dagli stessi sindacalisti usciti dal vertice che e' appena terminato.
"La situazione di Taranto è drammatica. Stiamo lavorando in perdita. Con 17mila tonnellate al giorno di produzione di acciaio e tre soli altiforni in marcia, ma soprattutto senza la possibilità di fatturare quanto abbiamo già prodotto nei mesi scorsi, non c'è futuro per l'azienda". Lo ha detto il presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, a margine dell’incontro con i sindacati metalmeccanici a Roma. Ferrante ha poi aggiunto che nella riunione di venerdì a Palazzo Chigi l'azienda ha anche prospettato la possibilità di ricorrere alla cassa integrazione a Taranto, "Ma si tratterebbe di una misura provvisoria legata soprattutto alla ripartenza degli impianti e ai lavori di messa a norma ambientale che devono essere fatti sugli impianti dell'area a caldo".
"Credo che ogni strumento che porti continuità produttiva e aziendale sia da valutare positivamente". Aveva detto lo stesso presidente dell'Ilva, Bruno Ferrante, commentando con i cronisti la proposta di un 'lodo Ilva' lanciata dal presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola.
"Dobbiamo ridare continuità produttiva all'azienda - ha aggiunto -, dobbiamo tutelare i posti di lavoro e consentire anche di applicare tutti i provvedimenti che l'Aia rilasciata dal governo impone all'azienda di attuare". La vita di Taranto, ha sottolineato infine, "é legata anche a quella degli altri stabilimenti del gruppo. Il blocco dei prodotti arriva a rendere più difficile e direi drammatica una situazione che si trascina oramai da parecchi mesi e ha creato non poche difficoltà”.