No al dissequestro di coils e lamiere bloccati dallo scorso fine novembre. Poche ore dopo il deposito dell'istanza da parte dell'Ilva, arriva la risposta dei pm: le merci, pari ad un milione e 700mila tonnellate e dal valore commerciale di un miliardo di euro, restano sequestrate. I pm passano la questione al gip Patrizia Todisco, al quale chiederanno di sollevare alla Consulta la legittimita' costituzionale della legge, la n. 231 del 24 dicembre scorso, approvata dalla Camera il 19 dicembre e dal Senato il 20 dicembre e pubblicata sulla "Gazzetta Ufficiale" di ieri.
Prevedibile che adesso anche il gip vieti il dissequestro proprio per sollevare l'eccezione di incostituzionalita'. Proprio rifacendosi alla legge, che autorizza sia la produzione dell'Ilva di Taranto per 36 mesi (i tempi fissati dall'Aia per mettere a norma gli impianti), sia la commercializzazione dei semilavorati e dei prodotti sequestrati, che gli avvocati dell'Ilva hanno presentato oggi l'istanza di dissequestro. Il no dei pm era tuttavia nell'aria, considerato che la Magistratura tarantina ha deciso di dar battaglia sulla legge ritenendola anticostituzionale. Infatti, a proposito del decreto legge 203 del 3 dicembre scorso e' stato gia' sollevato dalla Procura nei giorni scorsi il conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato alla Corte Costituzionale, un nuovo conflitto sara' adesso sollevato dalla stessa Procura per la legge di conversione, mentre al gip tocchera' sollevare l'eccezione di incostituzionalita'.
Lo sblocco dei prodotti finiti e dei semilavorati e' stato inserito con un emendamento del Governo nel decreto 203 alfine di evitare la paralisi produttiva dei siti Ilva che sono alimentati da Taranto. L'azienda, infatti, nel momento in cui si e' vista rifiutare il dissequestro di coils e lamiere, ha fermato a Taranto buona parte degli impianti dell'area a freddo e dichiarato che 1428 unita' della stessa area erano a rischio. A questi andavano aggiunti altri 2500 negli altri siti, di cui 1500 a Genova. In seguito per i 1428 di Taranto l'Ilva ha chiesto ai sindacati la cassa integrazione in deroga, che pero' non le e' stata mai concessa per il fatto che l'Ilva stessa non ha mai avanzato formale richiesta alla Regione, come quest'ultima ha comunicato alla Provincia di Taranto.
Di fatto, poi, l'inattivita', anziche' coinvolgere tutti i 1428 addetti previsti, ha interessato solo un numero inferiore di lavoratori per i quali adesso l'Ilva dovra' comunque accollarsi i costi del mancato lavoro non potendo beneficiare dell'ammortizzatore sociale. Adesso, in presenza del no dei pm, l'Ilva, per cercare di ottenere il dissequestro di coils e lamiere, potrebbe mantenere il ricorso presentato al Tribunale dell'appello che ha gia' programmato per l'8 gennaio la discussione in proposito. I legali dell'Ilva hanno presentato questo ricorso prima che ci fosse la conversione del decreto in legge.