
Il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, interviene sulle evoluzione del caso Ilva, a margine dell'incontro romano che ha visto insituzioni, sindacatie parti interessate a confronto
“E’ doveroso, per la cronaca, precisare che nel corso del lungo vertice che si è svolto venerdì sera a Roma sull’Ilva, si è lungamente esaminata la possibilità che, all’unanimità, si potesse concordare sulla necessità di un secondo decreto legge per l’applicazione della legge 231. L’unanimità invece non c’è stata. In particolare la Regione Puglia, ma anche gli altri enti locali e alcune parti sindacali, hanno espresso forti perplessità su questa iniziativa".
"La Regione Puglia ha sottolineato che un decreto finalizzato all’applicazione di una legge sottoposta ad una censura di costituzionalità, verosimilmente incorrerebbe nelle stesse eccezioni di incostituzionalità da parte degli stessi giudici. Non costituirebbe dunque una risoluzione ma alimenterebbe un vero e proprio corto circuito tra poteri dello Stato che nel nostro ordinamento riconosce quale unico punto di mediazione la Corte Costituzionale. Oggi la Regione Puglia non può che confermare le perplessità manifestate a caldo venerdì sera".

"Non si vince questa battaglia con la quantità di decreti. La strada invece indicata dalla Regione Puglia, in particolare dall’assessore Nicastro, potrebbe essere risolutiva, in attesa del pronunciamento della Corte L’Ilva, deve presentare subito istanza di dissequestro dei materiali finiti vincolando i ricavi della vendita dei prodotti al pagamento delle retribuzioni e all’avvio gli interventi di ambientalizzazione, così come previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale. Piuttosto che un nuovo decreto, che porterebbe solo in un vicolo cieco, questa soluzione, subordinata agli interventi della Corte Costituzionale, consentirebbe di gestire nel processo penale il conflitto che sta soffocando tanto l’industria siderurgica italiana che la città di Taranto"
"Mi aspetto che il governo voglia sostenere questo lodo e che l’Ilva, piuttosto che diffondere comunicati ostili nei confronti del proprio giudice naturale, si concentri invece su una linea difensiva che non preveda leggi ad aziendam ed applichi il codice di proceduta penale, impegnandosi, con documenti rilevanti processualmente, a pagare gli stipendi e ad avviare investimenti di cui parla da mesi ma che Taranto non ha ancora visto”.
