Bari – Gli scossoni del day after della Giunta Decaro investono Sel e hanno già la prima conseguenza politica: Fabio Losito lascia il partito del Governatore. L’ex assessore di Michele Emiliano lo annuncia sui social, attaccando a testa bassa lo stesso Nichi Vendola e l’intera governance sellina sui metodi che hanno portato alla nomina in Giunta di Silvio Maselli alla Cultura: reazione offesa di chi è stato “scartato”? “I motivi reali che mi portano a comunicare questa scelta sono la falsità, la mancanza di rispetto e di coraggio, di onestà intellettuale e morale”, spiega.
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E il j’accuse tira in ballo direttamente il Rivoluzionario Gentile, del cui lasciapassare al numero uno della film commission si sussurrava alla vigilia del varo dell’esecutivo: “Sarebbe bastato convocarmi ed informarmi della reale volontà di Nichi Vendola”, squarcia il velo Losito, rincarando sull’orientamento politico del neo incaricato e sulla qualifica di tecnico. “Si è preferito mettere in scena una pantomima, convocare un'assemblea farsa per tenere buoni coloro che non ritenevano opportuno farsi rappresentare nel governo cittadino da un neo renziano scelto direttamente da Vendola e Decaro. In barba ad ogni volontà di quanti hanno votato SeL pensando di indicare un'opzione politica alternativa a quella dell'attuale Pd”.
Se il segretario regionale dei vendoliani, Cataldo, ha provato nelle scorse ore a serrare le fila e tenere la linea, parlando con Affari di sgarbo istituzionale da parte del primo cittadino e di delusione da parte della formazione – trattata “come un piccolo partito” - l’ex titolare delle politiche giovanili rispedisce al mittente e per intero la lettura: “Quella che è stata spacciata come una scelta fondata sulle competenze, è in realtà una scelta politica che avrà presto un esito ben preciso. Per questo non ho dubbi o timori, perché non sono riducibile all'arte del salto nel carro del vincitore e perché non ho la minima intenzione di confluire nel Partito Democratico. Un ciclo si è chiuso”.
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Pierluigi Introna resta in silenzio, senza prendere formalmente posizione sull’accaduto, mentre il violinista prestato all’Aula Dalfino non si sbilancia sul proprio futuro: “Anche dopo questa pessima esperienza non smetterò di fare politica, semplicemente perché non ci riuscirei. Resto dove son sempre stato, dalla parte dei lavoratori, dei migranti, della scuola e della sanità pubbliche, dei deboli, del bene comune e della bellezza”, assicura salutando i compagni. E ora potrebbe non essere il solo a farlo.
(a.bucci1@libero.it)