'Nel silenzio parlami ancora'
Oltre le sbarre di dentro
'Nel silenzio parlami ancora' il viaggio di Antonella e Franco Caprio tra le sbarre di dentro
Un omaggio all'onestà, un inno alla memoria, un viaggio verso la consapevolezza. Un percorso che nel Silenzio conduce alla riconciliazione con se stessi, col mondo e la natura. "Nel silenzio parlami ancora" (Besa Editore pagg. 166 € 16,00) è un romanzo intenso, ben calibrato, dove anche “I luoghi Comuni”, la “Retorica” sono inseriti con certa maestria capace di restituire al lettore il significato delle parole, oramai svuotate, sbiadite dall'abuso usurante con le quali certi esseri ambigui le utilizzano ed hanno usate.

Felici sono le descrizioni dei paesaggi, dei richiami a sapori, colori e profumi evocati poeticamente, con quel tatto dolcemente malinconico che è invito al raccoglimento interiore per ricomporre con lealtà il puzzle della propria vita e guardare alla storia con sano distacco, per essere protagonisti gioiosi delle nuove primavere dell'anima.

Rina, la protagonista del romanzo, oramai al tramonto della vita torna al carcere Le Nuove di Torino dove è stata imprigionata in quanto partigiana. Non è un eroe dai grandi ideali (come potrebbe essere Teresina che ha ideali di giustizia e libertà per il proprio paese), quanto una canna sbattuta dagli eventi che, si trova a far la staffetta, per amore di Giacomo il fabbro socialista.
E Lei, proprio lei per amor della creatura che portava in grembo ha tradito tutti i suoi compagni di lotta e poi, ironia della sorte ha perso la ragione del proprio esistere. Rina è quindi specchio e simbolo di tanti esseri che sono sempre in fuga dalla realtà e, incapaci di vivere, lasciano che la vita con i propri doni scorra davanti a loro. Tutto le si è ghiacciato dentro! E i suoi occhi sono gelidi e opachi proprio come quelli di sua madre.
Quante volte si ha la presunzione di essere migliori dei propri genitori e poi ci si scopre molto più simili di quanto immaginato? Quanta fragilità vi è dietro maschere coriacee! Quanta mania di protagonismo e ipocrisia usurpa ruoli ad altri, alle donne (e le relega davanti a un tavolo a impastare la massa!). Il libro è ricco di sentimenti puri. Un lavoro che traccia profondi sentieri psicologici.

Questo è uno di quei testi che si legge con l'avidità di chi desidera scoprire chi sia il Misterioso Personaggio, colui che offre alla protagonista le chiavi per comprendere il proprio cammino e cioè perdonarsi, superare il dolore, l'angoscia che l'ha resa prigioniera; poi si ha bisogno che tutto decanti, perché la potenza di queste pagine è ricca di effluvi così potenti da schiuderci a oceani di riflessioni.
E ancor si torna a rileggerlo sapendo che le sue righe sono un ventaglio di lame sottili capaci di tagliare le pietre poste sul cuore, di rompere le sbarre delle celle del nostro carcere di ombre e sensi di colpa. Le sue righe sono corde di cetra vibranti, invocazione di giustizia e pace.
Il nuovo romanzo di Antonella e Franco Caprio non solo è una conferma dei loro talento, ma si mostra coerente con le trame dei loro romanzi antecedenti: “Il Segreto del gelso Bianco” e “Non c'è Cuore”, ovvero denuncia disincantata e riscoperta critica delle radici, dell'identità del nostro essere.