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Vendola: “Il Pd rispetti le mie scelte”.
Stanisci rifiuta l’incarico in Giunta

L’ordine di scuderia per i neo nominati in quota democrats resta quello di “sospendere la loro adesione prima di una discussione collegiale nel partito”: Antonio Decaro, secondo l’organigramma titolare delle Infrastrutture e dei Trasporti al posto di Guglielmo Minervini, prende tempo; il collega molfettese, dirottato allo Sport, vacilla, secondo indiscrezioni per niente certo di accettare il reincarico. A rompere gli indugi è, invece, Rosa Stanisci, ex parlamentare Ds, ex sindaco di San Vito dei Normanni e probabilmente anche ex assessore regionale alle Risorse Umane: a poche ore dall’ufficializzazione dell’entrata in squadra invia una mail al Rivoluzionario Gentile per declinare l’invito. Dalla Cgil, infatti, il numero uno pugliese Gianni Forte non ha fatto in tempo a fare a lei e Leo Caroli (al Lavoro) l’in bocca al lupo per l’ingresso in Giunta da new entries quale “giusto riconoscimento per una generazione che a cavallo fra gli anni '70-'80 fece della propria militanza nella Cgil, e nella Federbraccianti una scelta di vita da dedicare agli ultimi”, che già la senatrice brindisina si era dimessa “sperando di poter agevolare il confronto tra le forze politiche di maggioranza”.
Non che lo spazio di manovra sia dei più ampi, dal momento che il Masaniello terlizzese sembra più che restio ad appoggiare l’analisi del partito di Blasi ed Emiliano sul rimpasto: persa la vicepresidenza di Loredana Capone in virtù di Angela Barbanente di Sel? Estromessi Fabiano Amati e Marida Dentamaro? Disarcionato Minervini? “Credo che il Pd da questo giro esca assolutamente rafforzato nella sua presenza in Giunta, visto che due dei suoi assessori cumulano quattro assessorati”, derubrica Vendola, citando la doppia delega dell’ex capogruppo Decaro e l’accorpamento Sanità-Servizi Sociali, ora entrambi affidati ad Elena Gentile. Basterà come argomentazione a placare gli animi? Come se non bastasse, qualche punzecchiatura arriva anche per l’avvicendamento all’Agricoltura tra Dario Stefàno e Fabrizio Nardoni, che, però, in Confindustria si occupava di edilizia.
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E se dal centro l’Udc di Negro ne approfitta per una stilettata al Presidente, “iper-presidenzialista tanto da dimenticare quei propositi di ascolto, concertazione e partecipazione con cui si era presentato agli elettori nel 2005”, i montiani si affrettano a ribadire la distanza politica con Sel, definendo quella del nuovo arrivato Leonardo Di Gioia una nomina “che testimonia le qualità personali e le competenze dei componenti della lista”, ma che “è stata accettata a titolo esclusivamente e strettamente personale”. Quando si dice l’accoglienza.
(a.bucci1@libero.it)