
Dal canto suo, non meno di due giorni fa il leader democratico dribblava la questione limitandosi a far trapelare che non vorrebbe più di venti dicasteri nel nuovo esecutivo, tre in più dell’attuale inquilino di Palazzo Chigi, ma sei in meno rispetto all’ultimo team di Prodi, nonostante Matteo Renzi, in piena campagna per le primarie, avesse azzardato un possibile taglio a dieci. Ed il Rivoluzionario Gentile? Qualcuno lo darebbe in dirittura d’arrivo al Welfare, qualcun altro ai Beni Culturali o addirittura vice premier, arrivando ad ipotizzare che, in caso di mancata quadratura del cerchio, possa rimanere sulla tolda di comando di Lungomare Nazario Sauro fino alle Europee del 2014, ritagliandosi un ruolo da commissario.
“Stiamo portando a compimento la missione iniziata nel 2005 in Puglia e chiudiamo una esperienza che ha portato la Puglia da una condizione di anonimato a essere un brand conosciuto in tutto il mondo”, manda a dire lui, mentre dal Pdl regionale derubricano le stilettate incrociate con il premier Monti a “bisticci tra innamorati in cui ciascuno rivendica ragioni che non ha e rinfaccia all’altro tutti i torti”. “Hanno entrambi netta propensione e grande intraprendenza nel mettere le mani nelle tasche dei cittadini”, attaccano, e se anche Oscar Giannino definisce Nichi “un amico” (“Il problema in quell’asse non è lui ma Bersani”), il numero uno della Giunta pugliese prova a stringere ulteriormente i bulloni del patto con il Pd, annunciando l'impegno per l’unificazione dei gruppi parlamentari nella prossima legislatura, “congiuntamente per discutere congiuntamente".
(a.bucci1@libero.it)