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Roma
“Disseteremo Roma con l'acqua del Tevere”: la promessa di Acea agli azionisti

Dissetare Roma e i romani con l'acqua del Tevere rendendo il “biondo” fiume potabile: è questa la promessa che l'Acea ha fatto ai propri azionisti durante l'ultima assemblea. Qualora la città si ritrovasse ad affrontare un'emergenza idrica in stile 2017, quella che prosciugò il lago di Bracciano, l'idea della municipalizzata del Comune è quella di offrire al 70% dei cittadini bicchieri d'acqua tiberini.

 

L'idea, alquanto bizzarra viste le condizioni in cui riversano le acque del fiume, non è nuova nelle menti di Acea. Durante l'assemblea del 29 maggio scorso, tenutasi in quel di piazzale Ostiense, la municipalizzata non si è nascosta e, dopo aver costruito a fine 2018 a Grottarossa un potabilizzatore costato circa 10 milioni di euro in grado di distribuire all'occasione acqua “potabilizzata” del Tevere a 350mila romani, ha manifestato l'intenzione di ingrandire la cosa. Come riferito dal Coordinamento Romano Acqua Potabile, che participa alle assemblee degli azionisti da quattro anni, il piano di Acea per fra fronte ad un'eventuale nuova emergenza idrica è quello di costruire un altro impianti di potabilizzazione del Tevere e non quello di avviare un grande piano di ristrutturazione degli acquedotti.

Questo secondo impianto è in fase di progettazione ma, a domande precise effettuate in assemblea degli azionisti dal Coordinamento, l'Acea ha risposto in maniera evasiva sia sulla sua portata, che sui costi di costruzione. Da quanto però filtra, questo impianto dovrebbe avere una portata di 2.500 L/s, ossia 5 volte maggiore di quello di Grottarossa, e quindi con un'utenza potenziale pari a 1,75 milioni di persone. In questo modo Acea si garantirebbe di poter distribuire acqua ad oltre 2 milioni di romani con un investimento ridottissimo rispetto a quello che dovrebbe fare per riparare le perdite.

Essendo però nota la pessima qualità dell'acqua del Tevere, la preoccupazione è tanta. Dal Rapporto semestrale sulla gestione del servizio idrico integrato del Garante dei Servizi Idrici della Regione Lazio è stato infatti reso noto che, a seguito di richieste e perplessità manifestate da alcuni cittadini su possibili profili di dannosità alla salute derivanti dall’uso domestico di acque potabilizzate provenienti da un fiume, è stato istituito negli uffici del Garante un tavolo tecnico aperto a tutti i soggetti coinvolti. Il fiume Tevere poi, sulla base delle rilevazioni dell'Arpa, è stato classificato dalla Regione Lazio in categoria inferiore all’A3, attestante il bassissimo livello qualitativo delle acque del fiume, notoriamente uno dei fiumi più inquinati d’Italia e di tutta Europa, dentro cui finiscono acque di fogna e reflui civili e industriali più o meno sanificati di quattro regioni: Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Lazio.

La moria di pesci che ha sterminato la fauna ittica del fiume

Basta tornare indietro di un mese per rendersi conto di che acqua scorre nel fiume di Roma. Nella fine di maggio il Tevere ha iniziato ad essere infestato da cadaveri di pesci, da Castel Sant’Angelo a Ponte Marconi, che secondo le analisi condotte dall’Arpa Lazio e dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, poi confermate dalla Asl, sarebbe morti a causa della presenza nell’acqua di sostanze tossiche vietate. Pare quindi fantascientifica l'ipotesi di Acea di potabilizzare il Tevere.

Il Codacons chiede alla Asl tutti i documenti sull'acqua del Tevere

L'unico che ha sollevato il problema della potabilizzazione del Tevere sono il Codacons, inviando una istanza alla Asl e al Garante dei servizi idrici affinché sia adeguatamente garantita la salute dei cittadini romani. L'associazione ha quindi presentato una istanza alla Asl Roma 2, chiedendo di avere accesso a tutti gli atti e documenti relativi al giudizio di idoneità al consumo umano dell'acqua proveniente dal nuovo sistema di adduzione potabilizzazione del fiume Tevere e di partecipare al procedimento di rilevazione, campionatura ed analisi delle acque.

Al Garante dei Servizi Idrici il Codacons ha poi chiesto di poter prendere parte al tavolo tecnico aperto a seguito di richieste e perplessità manifestate da alcuni cittadini sui possibili profili di dannosità alla salute derivanti dall’uso domestico di acque potabilizzate provenienti dal fiume Tevere.

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