Il vino di Papa Bergoglio è un vero mistero. Il giallo enologico sul ritorno degli emigranti
di Patrizio J. Macci
L'immaginaria e misteriosa storia del vino di Papa Bergoglio, questo racconta il romanzo - anzi il "giallo enologico"- scritto a sei mani da Giacomo Fasola, Ilario Lombardo e Francesco Moscatelli "Il vino del papa - L'avventurosa storia del Ruché e il mistero della bottiglia scomparsa" pubblicato da Wingsbert House, un'azienda agricola che produce vino mentre attende che l'inchiosto dei libri si asciughi sulla pagina".
Il pre-testo è il furto di una bottiglia di vino rosso centenaria alla vigilia dell'arrivo del Papa in visita nella terra d'origine di un suo avo, il Monferrato, terre dove il vino è sempre e solo di colore rosso. Si parla delle langhe, i luoghi di Cesare Pavese e della Resistenza da dove partirono migliaia di italiani per emigrare in Argentina. Uno di questi, Mario il padre di Bergoglio, partì alla volta dell'Argentina e festeggiò il suo arrivo in nave proprio stappando una bottiglia di Ruché. Intorno a questa leggenda e a un documento che attesterebbe il fatto, si articolano le trame romanzesche di una pattuglia di produttori locali nei giorni antecedenti a una gara per il miglior vino prodotto.
La missione di sbrogliare il doppio enigma (l'origine del vino e la scomparsa della rara bottiglia) è affidata a un giornalista argentino, Manuel, anche lui figlio di emigranti e trasferito a Roma per braccare da vicino l'attività del papa nella formula "promoveatur ut amoveatur", dopo aver lavorato a una inchiesta scottante su un politico del suo paese. Il viaggio nella terra dove affondano le proprie radici diventa l'occasione per un viaggio interiore alla ricerca delle propria identità, per interrogarsi sulla vita vissuta.
Gli autori si divertono a mischiare alcuni personaggi mediatici della vita reale con fatti ed eventi squisitamente romanzeschi. L'autista che bracca i pellegrini in cerca di potenziali sgranocchiatori, è degno di Fruttero e Lucentini. Il mistero del vino non viene svelato, perché sulla vera origine di questo "nettare" il mistero rimane fitto. Quando sta per estinguersi viene salvato in maniera rocambolesca da un prete e da una donna tenace e ostinata.
Letto in controluce il libro può essere una raffinatissima apologia del darwinismo sociale: con il tempo i soggetti più robusti, quelli che si adattano meglio all'ambiente, riescono ad emergere proprio come la vite del Ruchè che attecchisce anche su un suolo ostile. Come gli emigranti italiani, che da sempre partono per arrivare in altri paesi e spesso riescono a sfondare dando lustro alla nazione di origine. A volte ritornano, per diventare Papa.