Il tema che anima la favella delle migliori menti disoccupate del web circa i mali della Capitale, non è il traffico, la "monnezza", la metropolitana che non funziona e neanche il "minacciato" avvio del restauro del Colosseo.
L'argomento del giorno è la contemporaneità tra la finale della Coppa Italia di calcio che si dovrebbe disputare il 26 maggio prossimo venturo, e lo svolgimento delle elezioni comunali a Roma.
La discussione sta montando come una pentola che bolle. Il Sindaco ha fatto una dichiarazione netta e tranciante come una lama di rasoio: "troppo per una sola città nello stesso giorno". L'argomento del contendere nello specifico, è il super impegno che toccherebbe alle forze dell'ordine che si troverebbero impegnate su troppi fronti. Il borbottìo dei tifosi sale. I politici sono tutti un po' preoccupati, il "pallone" potrebbe distrarre gli elettori dall'azione complicatissima di tracciare un segno sulla scheda elettorale, perché a mettere i nomi dei candidati ci hanno pensato già loro.
Ora, in una città che ogni giorno muove sui mezzi pubblici più di un milione di persone, che ha ospitato i funerali del leader del più grande partito comunista dell'Occidente, i funerali oceanici dei Papi (e lo scudetto della Roma, con tanto di Ferilli in versione semi desnuda), cosa può mai rappresentare una partita di calcio è arduo da comprendere. Una bagatella, come due bambini che giocassero a palline sopra un muretto o nel cortile di casa. L'impressione, chiara e netta è che parecchi hanno paura di essere disturbati dal bla bla bla post elettorale. I mariti che dovranno accompagnare le consorti al seggio, e così via. Fino ai poveri disgraziati che si vedranno strappare il telecomando dalle mani.
Prima che abbiate terminato la lettura di questo editoriale, qualcuno avrà già aperto una sottoscrizione virtuale: "Rimandiamo le elezioni del 26 maggio: disturbano la Coppa Italia".
Patrizio J. Macci