Ma che ce frega dell'Unesco. In Centro è il far west edilizio
di Alberto Berlini
Chiunque sia proprietario di una casa nel centro storico di qualsiasi città d'Italia sa bene quanto possa essere difficile ottenere i permessi per fare qualsiasi intervento edilizio: tra gli obblighi da rispettare in tutti i comuni del Lazio valgono le tutele paesaggistiche che per assurdo non si applicano negli insediamenti storici iscritti nella lista del Patrimonio dell’Unesco. Ovvero il centro storico di Roma, Villa d'Este e Villa Adriana a Tivoli e le Necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri.
La denuncia viene dall'associazione Italia Nostra che da anni si batte per la salvaguardia e la conservazione dell'ambiente e del territorio. Tutto è iniziato da una sanatoria che riguardava una sopraelevazione in un'abitazione in via Gregoriana. Dopo un lungo e faticoso iter Italia Nostra aveva ottenuto la demolizione del manufatto, ma dopo una lettera del Dipartimento Territorio della Regione Lazio del 19 giugno del 2009 al Comune di Roma, quella demolizione è stata annullata e la sopraelevazione è diventata legittima con la sanatoria.
La lettera della Regione Lazio risponde a una richiesta di chiarimenti in merito alle autorizzazioni paesaggistiche che riguardavano il centro storico di Roma, precisando che le autorizzazioni paesaggistiche si devono richiedere solo per le parti del centro storico dichiarate di notevole interesse pubblico ai sensi del Codice dei Beni Culturali: aree che sono ben poche ed infatti riguardano solo l’Aventino e alcuni punti singoli, ma non Trinità dei Monti che ad esempio non rientra nel notevole interesse pubblico.
Ma non è tutto e nella lettera si legge come in base al comma 15 dell’articolo 43 delle norme del Piano Territoriale Paesistico Regionale, adottato dalla Giunta Marrazzo nel novembre 2007, la tutela paesaggistica non si applichi alle parti di territorio ricadenti negli insediamenti storici iscritti nella lista del Patrimonio dell’Unesco. In pratica per la Regione Lazio solo i Piani di gestione dell’Unesco potranno, quando redatti, tutelare il centro storico e gli altri siti dal punto di vista paesaggistico. E qui nasce il problema: il Piano di gestione dovuto all’Unesco per ogni suo sito non prevede affatto prescrizioni di tutela in quanto li mantiene ai poteri del singolo Stati che ha il dovere di emanarli per la salvaguardia del bene.
Inoltre ad oltre 20 anni dall'inserimento del Centro Storico di Roma nell'elenco dei siti Unesco non è stato redatto dal Campidoglio nessun Piano di gestione del Centro storico a cui solo ultimamente è stato attribuito uno specifico ufficio. Nel frattempo sono stati compiuti, secondo Italia Nostra, gravi danni con il rilascio di concessioni in sanatoria di abusi edilizi in totale contrasto con la sua salvaguardia come sopraelevazioni, ampliamenti, demolizioni e ricostruzioni.

Il paradosso che priva i siti Unesco di ogni tutela paesaggistica e di ogni controllo da parte delle Soprintendenze, è mitigato dal fatto che per fortuna valgono ancora le tutele archeologiche. Una situazione che potrebbe degenerare ancora: l’Unesco ha infatti la possibilità di esercitare un potere di controllo che può arrivare fino alla decisione di cancellare dalla sua lista il sito che ha visto distruggere i suoi valori culturali o naturali.
Italia Nostra fa dunque un appello al Ministro dei Beni Culturali, Massimo Bray e al Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e alla sua Giunta di abrogare subito la norma del Piano Territoriale Paesistico Regionale che esclude i siti dell’Unesco del Lazio dall’applicabilità delle norme di tutela paesaggistica.
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