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Roma
Sciopero 25 ottobre 2019 Roma, Raggi in ginocchio: “Trattiamo, revocatelo”

A 48 ore dal venerdì nero di Roma con lo sciopero generale che metterà in ginocchio la città, il sindaco Raggi tenta la moral suasion per non essere travolta dall'onda d'urto del dissenso. E manda un messaggio alle organizzazioni sindacali, chiedendo di revocare lo sciopero e negoziare.

Un atto di debolezza, o forse di timore che Roma torni indietro nel tempo, quando cioè il dissenso contro l'amministrazione si coagulava e faceva tremare il Campidoglio. Così in una lunga lettera pubblicata sulla consueta pagina delle esternazioni dove si concentrano le prese di posizione dei movimentisti stellati, Virginia Raggi lancia l'appello alla pacificazione con le tecnica di lanciare la palla in campo avversario e ricordando che la colpa del mancato dialogo è dei sindacati che non hanno mai risposto al documento congiunto firmato in Prefettura sul futuro delle aziende partecipate: “Avete detto di no, ma non avete proposto alcuna alternativa. Le nostre porte sono invece ancora aperte al dialogo”.

Il testo della lettera

"Chiedo ai sindacati confederali un atto di responsabilità. Vi chiedo di revocare lo sciopero del 25 ottobre, per il bene della città e dei cittadini.

L’obiettivo di “bloccare la città” – rivendicato in questi giorni da alcuni sindacalisti – non ha alcuna giustificazione oggettiva. I cittadini romani non lo meritano e di fronte a loro dovrete assumervene la responsabilità. Io ribadisco l’appello ad agire in modo responsabile e ad aprirvi al dialogo.

Noi abbiamo già formulato un invito al confronto proponendo in Prefettura, il 14 ottobre scorso, la firma di un documento congiunto in cui si formalizzavano una serie di impegni: la garanzia che tutte le partecipate di Roma Capitale sarebbero rimaste pubbliche, il mantenimento dei livelli occupazionali e la promessa di condivisione di ogni passaggio nodale che avrebbe coinvolto i lavoratori.

Avete detto di no, ma non avete proposto alcuna alternativa. Le nostre porte sono invece ancora aperte al dialogo. Ma il dialogo deve essere voluto da entrambe le parti e sta ai sindacati confederali sgomberare il campo da ogni sospetto di strumentalizzazione politica delle legittime rivendicazioni dei lavoratori.

Proprio ai lavoratori delle aziende partecipate di Roma Capitale mi sono rivolta, con una lettera aperta pubblicata qualche giorno fa, per ribadire che le aziende dei romani resteranno pubbliche e la mia amministrazione tutelerà i posti di lavoro. Perché le aziende resteranno pubbliche? Perché sono convinta che, se ben gestite, funzionano meglio di quelle private avendo un unico obiettivo: l’interesse dei cittadini e non le logiche di mercato.

Come tuteleremo i posti di lavoro? Alle società partecipate di Roma Capitale è stata richiesta un’analisi del fabbisogno in modo tale da garantire un ricollocamento mirato e organizzato dei lavoratori all’interno delle stesse aziende. Quindi vi dico che Ama resterà pubblica, ma anche che non approveremo bilanci non veritieri. Vi dico che Roma Metropolitane sarà risanata al termine di una procedura di liquidazione, che garantiremo il proseguimento dei lavori della Metro C e la tutela dei lavoratori.

Non sono parole, ma fatti: lo dimostra la vicenda di Atac. Abbiamo salvato la società, abbiamo salvato i posti di lavoro dei dipendenti, abbiamo assunto nuovi autisti, abbiamo investito per rilanciarla mettendo in strada 400 nuovi mezzi ed entro il 2021 avremo in circolazione 700 nuovi autobus.

Noi non vogliamo mandare a casa nessuno. Il nostro unico interesse è quello di risanare le aziende, senza perseverare negli errori del passato che in alcuni casi le hanno ridotte sul lastrico. Lo facciamo proprio per dare un futuro a quei lavoratori che voi sindacati dite di voler difendere: questo dovrebbe essere anche il vostro unico interesse. Mi auguro che lo dimostriate percorrendo la sola via possibile, quella del confronto e del dialogo".

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