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Roma
Sarà capolista al Senato: l'avventura no green pass del vicequestore Schilirò

Sospesa “quasi a divinis” dalla Polizia di Stato e con lo stipendio dimezzato che supera di poco il reddito di cittadinanza. Per Nunzia Schilirò, la vicequestore No Green Pass, Gianluigi Paragone ha apparecchiato un posto come capolista al Senato nel collegio uninominale Roma II, prima del già senatore William De Vecchis.

Ma chi è la donna sulla quale Paragone e Italexit puntano per scardinare le province di Viterbo, Rieti, Latina, Frosinone insieme al cuore di Roma?

Nunzia Schilirò: prima del comizio di San Giovanni era avvocato

La sua biografia ufficiale sui motori di ricerca è scarna, ma la vita di Nunzia Alessandra Schilirò, (detta Nandra) catanese di origine, è un bel romanzo. Prima di finire su tutti i giornali e le tv per la manifestazione in piazza San Giovanni del 25 settembre del '21, il brillante vicequestore di Roma della IV Sezione (quella che si occupa di reati sessuali) è stata anche un brillante avvocato.

Sposata con un collega in divisa, di sé ridendo dice: “Sono per la famiglia e sono all'antica. E siccome ho avuto tanti cani e gatti, amo più gli animali che certi uomini”. Non è dato sapere se “uomini” si riferisca ad esseri umani di sesso maschile o all'umanità, ma negli animalisti convinti, l'immagine di solito si riferisce a canidi e felini.

Nunzia Schilirò: una vita da romanzo

Ma come si arriva da uno studio legale alla Polizia di Stato? E qui parte il romanzo elettorale della Schilirò: laureata in Giurisprudenza a Trieste e già diplomata al Liceo classico di Gorizia, una passione intensa per la scrittura le il cinema la porta ad iscriversi alla scuola Holden di Baricco a Torino per diventare sceneggiatrice. Poi un evento privato che la segnerà per il resto della vita e decide di cambiare ancora. Vince il concorso in Polizia e finisce a Venezia, quindi a Roma. E qui ingaggia la sua lotta contro i reati sessuali ma anche contro le sette sataniche. Quando i colleghi parlano di lei a proposito delle sette sataniche, citano una sua frase: “In Italia ci sono ancora troppo cose sulle quali le indagini sono impossibili”.

Per chi non lo sapesse, prima dello strappo del palco di piazza San Giovanni, la Schilirò dal 2019 era stata chiamata dal Pontificio Istituto per la Cultura, impegno che le è costato l'accusa di vicinanza ai Servizi Segreti. Quindi per placare le chiacchiere, che in Polizia fioriscono più che al mercato, lascia.

E ora al Senato o per lo meno ci prova. A sostenerla un'energia rara, quasi dilagante, che in piazza San Giovanni ha avuto il suo anticipo. Il resto è nella campagna elettorale che l'attende “con scarse risorse ma punto sull'aiuto della gente”, dice sorridente.

Ed ecco il programma estratto da una conversazione: lotta dura senza paura contro le ingiustizie e la libertà, “perché quando scopri che ti iniettano un serio con lo scudo penale, è un paradosso; dopo aver provato tutto quello che si può fare per cambiare il sistema - sono figlia di De Andrè - per me era impensabile di poter cambiare le cose con la politica, ma è l'unica possibilità”.

Nunzia Schilirò: "Come si fa la campagna elettorale"?

Sulla campagna elettorale, poche parole: “Non l’ho mai fatta, accetterò i consigli di chi è più esperto di me. Io porterò me stessa e quello in cui credo. Ho scelto Italexit perché ci credo. Partiamo da un presupposto: tutto quelli che lottano nella mia squadra, per me sono tutti miei amici”.

Infine, il pronostico sull'esito elettorale. Parola di Schilirò, “nel 2018 chi si aspettava i 5 Stelle”?

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