Una parata sottotono quella del 2 giugno di quest'anno. Niente bandiere, niente bambini che sventolavano le bandiere tricolore al passaggio dei militari; poco pubblico per 50 minuti di esibizione e sfilata dei reparti delle forze quattro forze armate nazionali.
La cerimonia per festeggiare la nascita della Repubblica è iniziata alle dieci con una piazza poco affollata, schierati i militari, i corazzieri e le autorità in attesa che il presidente della Repubblica deponesse la tradizionale corona d'alloro sulla tomba del milite ignoto. Un Napolitano apparentemente stanco si è tolto gli occhiali per rendere omaggio all'altare della Patria e proseguire in 'rassegna' i ministri, e le autorità, gesto ripetuto più volte nel corso della cerimonia sulle tribune d'onore.
Una festa per pochi e senza clamori, l'austerty di una mini-parata senza mezzi militari, senza le tradizionali Frecce Tricolori e con il minimo indispensabile degli uomini lungo i fori imperiali si è trasformata in una parata dal volto triste. Un solo tricolore ha accompagnato la sfilata, apparso timidamente steso dalla balaustra di una delle tribune laterali, la folla poco calorosa ha salutato il presidente della Repubblica in piedi sulla decappotabile d'epoca nel giro d'onore mentre qualche temerario (pochi in realtà) ha acclamato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, diretto alla tribuna d'onore con un 'crediamo in te' e qualche timido applauso.
La folla si è scaldata solo al passaggio dei corpi scelti della Marina militare, quando lo speaker ha annunciato il saluto ai marò detenuti in India e probabilmente davanti alla tv a seguire la manifestazione.
Nella tribuna, a fianco al ministro i genitori di Girone e Latorre, che dell'amor patrio sono diventati il simbolo odierno. La brigata Sassari, cantando il tradizionale inno di Forza paris, la Folgore con i suoi incitamenti e i Bersaglieri di corsa hanno sfilato davanti ai ministri vecchi e nuovi e alle rappresentanze estere. Poca gente, tanto sole, forse in uno scampolo d'estate molto attesa gli italiani hanno preferito festeggiare la Repubblica in spiaggia più che ai fori imperiali.
Emma Evangelista