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Roma
Tasse, la stangata di Zingaretti: tutte le balle colossali della Regione Lazio

Il vice presidente della Giunta Regionale del Lazio e presidente pro tempore, Daniele Leodori, replicando alla mia denuncia di aumento delle addizionali regionali Irpef da parte della Giunta regionale, ha dichiarato che il centrosinistra “non ha aumentato le tasse ma ha lavorato per diminuirle”. Non dice la verità e lo sa bene.

Quando Zingaretti si è insediato nel 2013 nel Lazio era in vigore l’aliquota unica dell’1,73%, con la maggiorazione dello 0,50% dell’aliquota sanità inglobata per tutti e cinque gli scaglioni di reddito allora in vigore. Alla prima manovra economica, dopo il suo insediamento, la giunta Zingaretti con l’allora assessore al bilancio Sartore fa approvare un aumento delle addizionali Irpef passando dall’1,73% al 3,33%, come aliquota massima per l’ultimo scaglione. Se questo non è un aumento delle tasse regionali dica Leodori cos’è.

"Due milioni di contribuenti non avranno l'aumento" è una fake news

E non c’entra niente la questione del commissariamento della sanità avvenuto nel 2008 e per il quale i contribuenti del Lazio pagano da quella data la maggiorazione dello 0,50%, compresa nell’aliquota base dell’1,73%. Posso capire tutto il suo imbarazzo verso una manovra fiscale impostata dal suo predecessore ma l’ultimo aumento porta la sua firma e dichiarando che “due milioni di contribuenti del Lazio, con reddito sino a 35.000 euro di reddito lordo, non avranno la maggiorazione dell’1,60%”, prevista per gli altri scaglioni, significa solo arrampicarsi sugli specchi.

Significa che l’aumento degli altri tre scaglioni di reddito sopra i 35.000 euro, con l’addizionale pari al 3,33%, c’è stato e scatta dal 1° gennaio 2023 a valere sul reddito del 2022.

La vergogna della tassa sulla salute

Inoltre anche i due milioni di contribuenti, con reddito sino a 35 mila euro pagano la maggiorazione dello 0,50% della tassa della salute, un vero e proprio balzello, che non sarebbe dovuto dal momento che la Regione è uscita dal commissariamento della sanità dal 2018. E non è vero che il balzello non è stato cancellato per imposizione del Mef, come più volte affermato alla Pisana, ma è vero esattamente il contrario. Infatti il tavolo di monitoraggio sulla spesa del Ministero ha più volte sollecitato la Regione Lazio ad abbassare l’aliquota o a cancellarla del tutto visto l’azzeramento del disavanzo. E la Corte dei Conti più volte ha scritto che l’uso non sanitario dell’aliquota desta più di qualche perplessità.

Senza la tassa salterebbe il bilancio di Regione Lazio

La realtà è che la Regione non l’ha tolta, neanche prima della campagna elettorale, perché il balzello cuba 900 milioni l’anno e senza questa somma i conti della Regione salterebbero. Quanto al riferimento alle diverse agevolazioni, fatto da Leodori, valgono in tutto 296 milioni e costituiscono il cosiddetto fondo taglia tassa. Che è solo uno specchietto per le allodole, dal momento che a fronte dell’incasso della tassa della salute il saldo positivo per la Regione è pari a 600 milioni di euro l’anno.

Quanto alla reazione del mio amico Alessio D’Amato, dichiarando che se vince lui abbasserà le aliquote Irpef non fa altro che confermare la mia denuncia sull’aumento delle tasse regionali. Facendo parte della giunta da cinque anni significa però che le aliquote sono state aumentate anche con il suo assenso. Essendo poi assessore alla sanità mi chiedo perché non abbia cancella il balzello sulla salute visto che annuncia di volerlo fare dopo.

La corte dei Conti parifica: bugia della Sinistra

Gli consiglio poi di evitare ogni riferimento alla Corte dei Conti, perché se avesse letto l’ultimo rapporto sui conti del 2021 si sarebbe reso conto delle innumerevoli criticità denunciate, delle quali scriverò nei prossimi giorni, e soprattutto che la parifica del bilancio è avvenuta per il rotto della cuffia.

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