Nicolò Mardegan, fin dal liceo l'impegno in politica. L'intervista
Lo zio di Nicolò, Michele Mardegan, è stato consigliere comunale Pdl. Ora è lui, il giovane Mardegan, a portare avanti la tradizione famigliare. Tutto è iniziato quando aveva 14 anni. Nel suo liceo scientifico, il Bottoni, erano giorni di autogestione. In un’assemblea alcuni ragazzi prendono la parola per sostenere che l’ecstasy fa bene. Nicolò alza la mano e dice, candidamente: “Ne siete proprio sicuri?” Loro lo aggrediscono. Prima verbalmente, dandogli del fascista. Poi fisicamente, prendendolo a schiaffi e disegnandogli falce e un martello sulla guancia con un pennarello.
“Decisi che dovevo combattere contro certe assurdità; così a dicotto anni appena compiuti accettai la proposta che mi fece mio zio di candidarmi al consiglio di zona 8 e divenni il più giovane consigliere di zona di Milano” ricorda.
Come Consigliere di zona incomincia a percorrere tutti i quartieri che la compongono, ad entrare in contatto con le varie associazioni che la animano a cercare di dare risposte ai mille piccoli e grandi problemi che gli vengono sottoposti dagli abitanti.
Nel 2009 diventa Consigliere provinciale del Pdl, eletto in un collegio della zona 8 dove in passato il centrodestra non era mai riuscito ad esprimere un proprio candidato.
Il centrodestra oggi a Milano? “Come nel resto d’Italia: è un deserto. Berlusconi ha fatto il suo tempo, ma è ancora a capo del partito più forte. E non abbiamo ancora un vero leader riconosciuto, capace di mettere tutti d’accordo.”
Tra due anni ci sono le elezioni comunali…“E proprio per questo dobbiamo metterci al lavoro da subito. Serve un cantiere, coinvolgere gente, trovare il candidato giusto: una persona nuova, pulita, capace…”
Il merito paga in politica? “Purtroppo paga poco in Italia, figuriamoci in politica, dove si va avanti perché si è legati a una corrente… Anzi, il merito è penalizzante. Se sei bravo diventi pericoloso: un nemico. Ma io credo nel merito. Se non funzioni vai cambiato. Punto e basta. Anche se ti chiami Berlusconi.”
Mario Furlan