di Massimiliano Chiesa
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C'è un uomo che ci ha abituato a miracoli vari.
Quest'uomo sbarca su Twitter e assistiamo all'improvvisa moltiplicazione dei followers.
Non sto parlando del Sommo Pontefice, che di miracoli dovrebbe comunque intendersene, il cui account @pontifex, pur richiamando alla mente un fissante per dentiere, viaggia spedito verso l'alto dei cieli.
E non sto parlando nemmeno del Professore, l'ultimo uomo dell'italica provvidenza in ordine cronologico, il cui account @senatoremonti vanta un trionfale spread tweet/followers.
Mi riferisco a Silvio Berlusconi e all'account @Berlusconi2013.
Aperto il 6 dicembre 2012, ha vivacchiato come il profilo di un comune mortale per poi, improvvisamente, esplodere e decuplicare i propri followers in un solo giorno.
In realtà il fenomeno non è nuovo a chi s'interessi minimamente di fatti digitali. È stato reso noto al grande pubblico da Camisani Calzolari, ma è pratica conosciuta a chiunque vagoli in rete per motivi professionali.
Dal punto di vista della notizia quindi non è rilevante. Così come la solita storiella del "profilo violato" (c'è caduto pure Vasco Rossi all'epoca degli sproloqui su Facebook, ricordate?) o del profilo non ufficiale, a cura in questo caso di sedicenti Volontari Digitali.
Potrebbe esserlo sotto il profilo etico ma chi potrebbe scagliare la prima pietra in totale buona fede tra i tanti "colleghi" dell'onorevole Berlusconi?
Quello che mi pare interessante è capire come sia possibile oggi "scendere in rete" con la stessa leggerezza con cui fare le corna allo stadio (o a un vertice europeo). Capire le ragioni del malcelato fastidio, per non dire della pervicace incapacità, con cui l'imprenditore Berlusconi e l'impero mediatico a cui fa capo, hanno nel tempo approcciato la rete in questi anni.
Non si possono non ricordare la web agency ante litteram Athena 2000, il portale europeo Jumpy, la vicenda del mancato rinnovo del dominio mediaset.com.
Per una volta il vero miracolo sarebbe realizzare che esistono altri media oltre alla TV e alla carta stampata e capire definitivamente che, meno affascinante di una Champions League, meno luccicante di una ballerina in pailettes, meno emozionante di un pezzo di Apicella, la rete rappresenta oggi la più grande platea a disposizione di un uomo politico e di un grande gruppo industriale.
E come tale va compresa e rispettata.