Il citofono, pur comparendo ancora fisicamente a lato dei portoni, è in via d’estinzione. È più facile telefonare e dire “sono sotto, scendi?”.
La chiamata al citofono dà la sensazione di essere presenti, di aspettare un incontro.
Evitate di schiacciare il pulsante a lungo, il suono dei citofoni di solito è invadente.
Non fate più trilli come fosse un motivetto in codice. Fastidiosissimo.
Suonare e andarvene pensando che tanto sanno chi ha suonato è presuntuoso come anche rispondere “ sono ioooo”. Io chi?
Aspettate che rispondano, esordite con un saluto – che non sia l’inelegante ’salve!- e chiedete della persona che siete andati a prendere. Ringraziate.
Sul citofono, se non mettete il cognome della famiglia o il cognome di entrambi i coniugi, prima quello dell’uomo poi quello della signora, è meglio mettere le iniziali anziché i numeri. Nell’ultimo caso, quando comunicate l’interno, sottolineate bene il codice per non obbligare a trasformare chi vi cerca dei piccoli Sherlock Holmes e dover suonare altri citofoni, pratica molto fastidiosa per chi, dopo essere stato inopportunamente disturbato, deve pure spiegarvi l’interno giusto, sempre che lo sappia.
La persona educata non piomba a casa altrui citofonando senza una precedente telefonata, anche se vi è stato detto “Passa quando vuoi!”. Quando vuoi , ma avvisa comunque.
Se dovete salire in casa di qualcuno e trovate il portone aperto, è corretto citofonare ugualmente per permettere a chi vi ospita di accogliervi con la porta aperta.
Fb. Buone maniere contemporanee