La cravatta è ancora sinonimo di stile?
Punto di partenza fondamentale: la cravatta non si regala, è un assoluto personale, quindi l’uomo raffinato deve sceglierla. Se siete costretti a regalarla, sceglietela di un’elegantissima neutralità.
La cravatta è un accessorio che racconta di rispetto, stile e saper vivere maschili.
Nell’iconografia del passato l’effimero nodo della striscia di tessuto rappresentava l’unione, la fertilità e quindi la vita. Veniva inteso come prova di fedeltà verso l’amata prima di partire per le guerre.
Originariamente indossata dai soldati croati, arruolati come mercenari da Luigi XIII, per proteggersi dal freddo, era più che altro un foulard annodato, ma venne rapidamente adottata dalla corte di Francia. E così, dalla deformazione fonetica del termine croatte, «sciarpa croata» in francese, si arrivò alla cravate. Luigi XIV le sceglieva con l’ausilio di un gentiluomo di corte da lui nominato “cravattaio”, anche se preferiva poi annodarsela da solo. Alla sua corte la cravatta diventa uno dei tanti oggetti necessari per essere alla moda.
Da allora la cravatta attraversa i secoli e i continenti in differenti fogge e arriva fino a noi. Al termine del XVIII secolo la rivoluzione industriale inglese, applicata al settore tessile, riesce a produrre anche cravatte più funzionali, più lunghe e strette e più indossabili, anche fuori dai palazzi reali.
Era il 1926 quando un geniale newyorkese, Jesse Langsdorf, ebbe l’idea di tagliare il tessuto della cravatta di sbieco, per renderla ancor più duttile.
Oggi milioni di uomini rispettano il codice dell’eleganza indossando la cravatta, e in un mondo apparentemente trasandato l’apprezzamento per la strip si allarga sempre di più dimostrando nuova vitalità.
Per ciò che riguarda il peso, lo spessore, le dimensioni e soprattutto le fantasie, la parola d’ordine è non esasperare. Attraverso la scelta della cravatta e del suo punto focale, il tipo di nodo, l’uomo, anche solo inconsapevolmente, manifesta la sua personalità. Ogni nodo – ne esistono più di 70 – ha un proprio nome e interpreta un modo di rappresentarsi.
Si dice che Lord George Bryan Brummell, arbiter elegantiarum di inizio Ottocento, ogni mattina si dedicasse ad annodare personalmente la cravatta e che, se il risultato non gli appariva perfetto, la buttasse e si cimentasse con la successiva fino a ottenere un esito soddisfacente.
Ogni nodo è il frutto di una piccola invenzione e spesso prende il nome da personaggi più o meno famosi.
Potete indossare una cravatta creata dal miglior sarto specializzato, ma se sbagliate il nodo sarà tutto inutile.
Brano tratto ratto da ‘UOMO E GENTILUOMO’ , ed. Gribaudo Feltrinelli
Fb.buone maniere contemporanee
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