Nadea, la badante con la passione del ballo. La storia

Nadea vive a Bologna, dove lavora come badante da più di 10 anni. È originaria della Moldavia e ha la passione per il ballo. È suo il volto sulla prima pagina del numero di luglio-agosto di “Piazza Grande” dedicato alla socialità tra le persone più anziane, dove lei si racconta in un’intervista raccolta da Francesca Mezzadri. Ma Nadea è anche la protagonista, insieme all’amica e collega Sveta, di “Nadea e Sveta”, Maura Delpero vincitore del premio Cipputi e finalista al David di Donatello 2013, che sarà proiettato il 9 luglio in piazza Maggiore per la rassegna “Sotto le stelle del cinema” (ore 22).
Per l’occasione è prevista una distribuzione straordinaria del giornale di strada prima e dopo la proiezione. “A volte incontro donne che fanno il mio lavoro e che hanno lasciato i figli piccoli a casa, per me è una pazzia – dice Nadea – Io ero senza lavoro ma avevo i miei figli e ho pensato meglio senza soldi che lasciarli. Me ne sono andata quando il più grande si è sposato”. La vita di Nadea, come quella di tante altre badanti a Bologna, non è solo lavoro. Le ore libere sono poche e bisogna usarle bene. Oltre ad aver visitato tutti i musei della città, Nadea non rinuncia alla sua passione, il ballo, e la domenica pomeriggio si scatena in pista. Spesso viene invitata a ballare da sconosciuti ma dice sì sopratutto per educazione. “Non bisogna perdere tempo con la tristezza”. Nadea forse tra qualche anno tornerà a casa dalla sua famiglia che comunque vede spesso anche su skype. E nel frattempo, qualche salto in pista con le amiche. Le serate in sala da ballo sono l'occasione più importante di socialità per donne e uomini delle terza età. Nell'articolo di apertura dell’inchiesta del numero estivo di “Piazza Grande”, Giorgia Gruppioni è andata a fare interviste in alcuni locali del bolognese. Sandra, Gabriella e Liliana sorseggiano i loro drink sedute a bordo pista, aspettano il momento giusto per cominciare a ballare: “Sono serate spensierate, l’occasione per ritrovare qualcuno che non si vede da tempo – affermano. Sarà l’estate, il caldo, qualche cocktail di troppo o i balli avvinghiati, ma spesso si creano coppie che proseguono oltre la pista. Degli amori che nascono e finiscono sulla pista parla Mario, pensionato: “Qua cerco qualcuna da far ballare anche se le donne possono sempre rifiutarti, la vita è questa qui. Se una donna mi rifiuta lo accetto e mi rimetto a sedere da solo.
Qui c’è gente che ha famiglia, non è giusto arrivare a fare certe pazzie”. Paola, invece, è più romantica seppur il suo lavoro, la metalmeccanica, le ha fatto conoscere bene la mentalità maschile: “Io vengo per ballare – afferma – se poi capita di incontrare qualcuno di interessante tanto meglio. Ci sono persone a cui va bene un po’ tutto, io invece sono all’antica: un uomo deve sapermi conquistare”. Per una sera, fanno finta che la crisi, le malattie, il caldo, la solitudine, i figli lontani, gli acciacchi, gli anni che pesano sempre di più sulle spalle non esistano e possono ballare spensierati e agghindati sulle note di un classico.
Sul tema anziani interviene anche Meris Melotti, presidente del centro sociale Rosa Marchi, intervistato da Davide Sorci. “Bisogna lavorare sulla prevenzione perché tra qualche anno avremo un numero elevato di anziani per cui non ci sarà sistema sanitario che tenga, gli stili di vita sono quelli del consumismo, dell’inattività e della sedentarietà quindi bisogna lavorare su buone pratiche per l’invecchiamento attivo e combattere l’isolamento”. In chiusura dell’inchiesta, il punto di vista di Bruno Pizzica, segreteria regionale Spi-Cgil: “L’anziano di oggi si misura con problemi che si chiamano povertà di ritorno, solitudine, fragilità, non autosufficienza; nello stesso tempo all’anziano di oggi è richiesto l’assolvimento di un ruolo di ammortizzatore sociale aggiunto mentre cresce una vulgata che contrappone anziani e giovani”. Occorre uno sforzo collettivo della comunità, una ritrovata capacità di partecipazione e di attenzione sociale che si traduca in quella che abbiamo chiamato “la società solidale”.