Badanti, "un neo-colonialismo che importa risorse affettive". Un libro-inchiesta ripercorre a ritroso il processo migratorio dalla Moldavia all'Italia
“La Signora conta le malattie / e io i suoi anni. / Lei trattiene la mia giovinezza, / io cullo la sua vecchiaia”. Francesco Vietti ha scelto questo incipit – un verso della poetessa e badante Tetyana Kochetygova - per aprire il primo capitolo del suo libro-inchiesta appena pubblicato da Meltemi editore, dal titolo "Il paese delle badanti". Torinese di nascita e di residenza, 27 anni, Vietti è ricercatore di antropologia e ha già svolto indagini sul campo nei Balcani e nelle Repubbliche ex sovietiche; collabora con il Centro interculturale della Città di Torino. Attualmente svolge il dottorato di ricerca in “Migrazioni e processi interculturali” presso l’Università degli Studi di Genova, con la supervisione dell'antropologo Marco Aime. Tra le sue pubblicazioni, Cecenia e Russia. Storia e mito del Caucaso ribelle (2005).
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La Moldavia rappresenta uno dei “più rilevanti fornitori di manodopera femminile per il mercato globale della cura”. Un paese spopolato dall'emigrazione femminile di massa: cosa succede in villaggi e cittadine che vedono partire le risorse giovani?
"Nei villaggi rimangono gli anziani e i bambini, le fasce più deboli della popolazione che necessiterebbero delle stesse cure che le emigranti vengono a portare nelle case degli italiani. I sociologi parlano a tal proposito di “catena della cura”: per ogni donna che parte altre figure femminili, nonne, suocere, vicine di casa o conoscenti che siano, si devono attivare per accudire i figli e i genitori delle badanti che vengono a lavorare nel nostro paese".
Lei ha ripercorso a ritroso il processo migratorio, andando al punto di partenza, poi a quello di arrivo (l'Italia) e infine al ritorno in patria. Come cambiano i rapporti con mariti, figli, parenti, vicini di casa e amici? Nel libro parla di una messa in discussione profonda degli “equilibri” nei villaggi da cui provengono le badanti che approdano nel nostro paese...
"Una donna che parte da sola per l’estero e dopo qualche mese comincia a spedire a casa somme di denaro cinque volte superiori ai guadagni del marito inevitabilmente sovverte i tradizionali ruoli di genere all’interno della propria famiglia. Le relazioni tra coniugi vengono rinegoziate, poiché il percorso di migrazione si traduce spesso per le donne anche in un processo emancipatorio".
La Moldavia “esporta” manodopera ma importa “vizi e virtù italiane”: fra questi, la ristrutturazione in “stile europeo” delle case delle badanti tornate in patria? I soldi guadagnati sono destinati soprattutto all'abitazione, all'automobile e ai beni di consumo? Vuol dire che la febbre dell'acquisto contagia anche le famiglie di origine delle moldave?
"La transizione dal comunismo al consumismo è più facile di quanto si possa pensare nel contesto dell’ex Unione Sovietica. L’avvento del capitalismo ha rapidamente trasformato le persone da produttori a consumatori: la penuria di beni materiali dei decenni precedenti ha lasciato il posto al desiderio di possedere gli status symbol del benessere e della modernità europea".



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