
Giordano Giovannetti ha 72 anni e vive in un camper a Firenze da un anno e mezzo. E’ malato: ha due tumori surrenalici e problemi cardiovascolari. “Sono un filosofo e vedo sempre il bicchiere mezzo pieno. Se non fosse così, a quest’ora mi sarei già impiccato”. Giordano parla mentre sta seduto all’interno del suo camper, imbottito in un pesante giubbotto e avvolto da una lunga sciarpa. Dentro la sua dimora fa freddo. “La notte dormo vestito e con cinque coperte, altrimenti morirei di freddo, a volte la temperatura scende sotto zero anche dentro il camper”. Dentro al mezzo non ci sono servizi: “Quando ho bisogno vado in qualche bar”. Per fare la doccia va alla Caritas, dove saltuariamente rimane anche a pranzo. La sera si arrangia con un panino o un piatto di pasta comprato al supermercato. Fuma molto: “Quando non hai niente da fare tutto il giorno, non ti rimane altro che fumare”. Di tanto in tanto cerca lavoro: “Mi andrebbe bene anche fare lo spazzino, ma a quest’età non è facile trovare un datore di lavoro disposto ad assumerti”. Una legge comunale impedisce la dimora all’interno del camper e per questa ragione ogni notte cerca di trascorrerla in un posto diverso, per non dare troppo nell’occhio.
Giordano è stato un imprenditore di successo ma oggi il destino gli ha remato contro. La sua drammatica storia ha inizio nel 2009, quando si separa dalla compagna, dal quale ha avuto una figlia che oggi ha 21 anni, e quando aveva già perso il lavoro come pellettiere per colpa della crisi. “Abitavo in un appartamento dignitoso vicino al centro storico, poi la relazione con la mia compagna ha cominciato a non funzionare più e abbiamo deciso di lasciarci. Il tribunale ha affidato la casa e la figlia alla madre e Giordano si è ritrovato sulla strada. “Ho passato due anni all’albergo popolare ma quel posto è come un lager. Devi sottostare a tutte le regole e a tutti gli orari interni, c’è pochissima autonomia, è meglio il carcere”. Dopo due anni di albergo popolare riceve in dono da un’amica il camper e decide di trasferirsi a vivere lì.
Oggi Giordano percepisce 600 euro di sussidio mensile dall’Inps, ma “la cifra è troppo esigua per permettermi di pagare un affitto”. Spera di poter accedere ad una casa famiglia dei servizi sociali comunali, “ma non è semplice”. Ma lui, senza mai perdere l’ottimismo, continua a sperare perché, come ripete spesso, “quando si chiude una porta, si può aprire un portone”.