Pena di morte, allarme di Amnesty: nel 2013 le esecuzioni sono aumentate
Sulla pena di morte il mondo torna indietro. Nel 2013 sono state eseguite 778 condanne in 22 nazioni, quasi 100 in più rispetto al 2012, con Cina, Iran e Iraq che detengono il triste primato dei peggiori Paesi in tema di diritti umani. Amnesty International, nel rapporto 2013, lancia l'allarme e denuncia un'inversione di tendenza rispetto al ventennale trend che aveva visto ridursi progressivamente le esecuzioni capitali.
In Iran, le esecuzioni riconosciute ufficialmente dalle autorità sono state almeno 369, ma secondo fonti attendibili centinaia di altre esecuzioni sarebbero avvenute in segreto, innalzando il totale a oltre 700. In Iraq, per il terzo anno consecutivo, c’è stato un profondo aumento delle esecuzioni, con almeno 169 persone messe a morte, quasi un terzo in più del 2012, prevalentemente ai sensi di vaghe norme antiterrorismo.
"L'aumento delle uccisioni cui abbiamo assistito in Iran e Iraq è vergognoso. Tuttavia, quegli stati che ancora si aggrappano alla pena di morte sono sul lato sbagliato della storia e di fatto sono sempre più isolati - ha sottolineato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. Il numero delle esecuzioni in Iran (almeno 369) e Iraq (169) pone questi due paesi al secondo e al terzo posto della classifica, dominata dalla Cina dove - sebbene le autorità mantengano il segreto sui dati - Amnesty International ritiene che ogni anno siano messe a morte migliaia di persone.