Strage di migranti in Niger, bloccati nel deserto muoiono di sete

Tragedia della poverta' in Niger. Un gruppo di aspiranti immigrati, nel complesso circa quaranta persone compresi diversi bambini e donne, sono rimasti bloccati in pieno deserto del Sahara in seguito a un guasto del veicolo con cui stavano tentando di arrivare alla frontiera per entrare clandestinamente in Algeria, e da li' raggiungere l'Europa. Impossibilitati a proseguire, sono morti tutti di sete: lo ha riferito Rhissa Feltou, sindaco di Agadez, la principale citta' nel nord del Paese africano. L'eccidio risale a meta' ottobre.
In realta' il bilancio potrebbe essere anche piu' elevato, giacche' molti altri emigranti mancano tuttora all'appello. Solo diciannove i superstiti che sono stati soccorsi in tempo e condotti ad Arlit, cittadina sorta intorno a due miniere di uranio a cielo aperto, situata a circa 150 chilometri da Agadez e un centinaio a sud del confine algerino. Era da li' che le vittime erano partite, a bordo di due grossi furgoni: si stima che il gruppo fosse costituito "come minimo" da una sessantina di persone, per lo piu' interi nuclei familiari.
Quando uno dei veicoli si e' danneggiato, i passeggeri sono stati fatti scendere anche dal secondo, che ha proseguito vuoto all'apparente ricerca di un centro abitato, dove reperire i pezzi di ricambio necessari e tornare indietro. Si sospetta pero' che i conducenti fossero veri e propri trafficanti di esseri umani, e che si siano limitati ad abbandonare il loro 'carico' senza viveri, dileguandosi e di fatto condannando a morte i malcapitati. Stando al racconto dei sopravvissuti, questi si sono allora suddivisi in drappelli e si sono dispersi nell'intento di trovare un'oasi. Solo cinque sono pero' riusciti a raggiungere Arlit e a dare l'allarme: quando soldati nigerini hanno infine raggiunto la zona, per la maggior parte di loro "era ormai troppo tardi". A rendere ancora piu' drammatica la vicenda, il fatto che una parte degli emigranti intendessero restare in Algeria, senza procedere oltre, nella speranza di riuscire a campare alla meno peggio vivendo di elemosine.