
"Sono contento di tornare a disposizione e di giocare, ma la vittoria piu' bella - mia e di Gianluca (Grava, ndr) - e' quella di esserne usciti puliti. Non ci sono macchie nella nostra carriera e il discorso vale pure per la societa'". Paolo Cannavaro e' l'ospite del salottino di Marte Sport Live. L'esordio strappa pure un applauso: comincia canticchiando il coro delle curve che inneggia al Vesuvio. "Il Vesuvio e' la terra che amiamo, dell'eruzione ce ne freghiamo. E' la mia risposta alle polemiche e al razzismo. Mi domando: ma come fanno i napoletani a tifare Juve, visto che ci trattano cosi'?". Poi si parla dell'emozione provata a Firenze: "E' stata grandissima, siamo tornati a disposizione dopo quella pausa forzata. I giorni degli allenamenti erano sempre gli stessi, io e Gianluca eravamo disponibili, ma quando c'era la partita, l'umore cambiava. Era dura". "La sconfitta con il Bologna? Forse inconsciamente eravamo condizionati dalla sentenza. C'era un po' di apprensione da parte mia, ma non abbiamo perso per questo. Ho subito una vera e propria ingiustizia. L'assurdita' e' quella di sospendere una persona prima di un giudizio definitivo, questo e' da rivedere. Ho passato un periodo davvero brutto". Come ha vissuto il 17 gennaio (e' stato il giorno della sentenza asssolutoria, ndr)? "Durante la giornata, gli amici provavano a rassicurarmi, ma io non ascoltavo nessuno, neanche i miei avvocati. Ero isolato, guardavo un film con mia moglie e i miei figli. Ho cambiato canale e ho visto che era stata cancellata la penalizzazione. A quel punto ho capito, e da Sky e' arrivato la notizia. Sono scoppiato in un pianto liberatorio. Chi non fa nulla, non patteggia, per me questa parola non esisteva proprio. Alla fine abbiamo vinto noi, e' giusto che sia cosi'".