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Cio, polemica sulle lettere di Malagò: "Mai stato chiesto di punire l'Italia"

Tra le lettere di Malagò al Comitato Olimpico Internazionale, i tavoli tecnici per far partire l’operazione Milano-Cortina 2026, le lotte interne al Coni – su tutte lo scontro tra Malagò ed il presidente Federtennis, Binaghi – oggi da Losanna, città olimpica, trapelano due importanti notizie. La prima. Il presidente del Coni Giovanni Malagò nelle due lettere inviate al CIO il 30 e 31 luglio e rese pubbliche oggi dal quotidiano Repubblica, non ha chiesto di punire l’Italia sia in vista delle Olimpiadi di Tokyo 2020 che eventualmente anche per i Giochi invernali, già assegnati, del 2026 a Milano e Cortina.

La seconda più rasserenante, ovvero che l’Italia non rischia la sospensione del suo Comitato Olimpico Nazionale quindi ai Giochi estivi del prossimo anno e gli atleti azzurri indosseranno le proprie tute, gareggeranno sotto i colori del tricolore e, in caso di vittoria, ascolteranno e faranno ascoltare all’Italia intera l’Inno di Mameli. La conferma che il numero uno dello sport italiano non ha richiesto al CIO di “punire l’Italia” nei giorni antecedenti l’approvazione della legge delega sulla riforma dello sport avvenuta il 7 agosto scorso al Senato (riforma notoriamente non condivisa da Malagò), è arrivata proprio da Losanna.

A parlare con l’AGI è stato Ivo Ferriani, friulano di nascita e piemontese d’adozione, nelle vesti di membro dell’Esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale, ovvero figura tra le dieci più influenti del mondo dello sport a stretto contatto con il presidente dello sport mondiale, Thomas Bach. Ferriani ha riferito di aver “letto e riletto le due lettere ma non c’è alcuna richiesta da parte del presidente Malagò di punire l’Italia” aggiungendo che “Malagò pone alcune attenzioni su certe situazioni venutesi a creare in Italia dove la Carta olimpica potrebbe essere infranta”.

Ferriani, uno dei tre membri italiani del CIO (gli altri sono Carraro e Malagò), “sostiene che sta nel ruolo di un membro che, nel caso di anomalie, di evidenziare i suoi dubbi al CIO che ha poi il compito di verificare e osservare, quindi eventualmente giudicare”. In una conferenza stampa tenutasi oggi al Foro Italico, il numero uno dello sport italiano ha spiegato il significato di queste due lettere. Malagò, presidente del Coni dal 19 febbraio 2013, ha informato il CIO con due lettere. La prima era diretta al presidente Bach (“Dear president, dear Thomas”), la seconda, più tecnica, al responsabile del CIO per le relazioni con i Comitati nazionali, James Macleod. Malagò in sostanza comunicava che il Governo italiano avrebbe a breve approvato un decreto legge che avrebbe violato una serie di punti della Carta olimpica.

La Magna Carta del mondo dei cinque cerchi tra i suoi articoli recita che “i Comitati olimpici nazionali (Noc) hanno il compito di preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche” e ammonisce la possibile sospensione “se la costituzione, la legge o altre norme in vigore nella Nazione in questione, sia ostacolo all’attività o alla libera espressione del Noc stesso”.

Malagò ha detto che “le lettere al CIO erano indispensabili perché, se non avessi evidenziato situazioni normative che sono sotto gli occhi di tutti, da membro CIO sarei stato sanzionato in modo anche grave”. Il titolare del Palazzo H ha ricordato che “ci sono 9 articoli della carta olimpica che confermano che il mio comportamento è stato doveroso e corretto, ero obbligato a farlo” spiegando che “un membro del CIO ha come unico interlocutore il CIO e non è dunque l'Italia che esprime un suo membro all'interno del CIO, ma è il CIO che individua la persona che lo rappresenta in Italia”.

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