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Tasse, al via Grande fratello fiscale Per le società, per i C/c di persone...

In arrivo il Grande fratello fiscale, ma questa volta per davvero. 

L'agenzia delle Entrate, con un provvedimento lanciato il 31 agosto scorso, ha messo in moto una sperimentazione che dovrà tracciare le società di persone e di capitali e carpirne le eventuali irregolarità. L'intenzione è che nel giro di pochi mesi il sistema possa allargare le maglie anche alle persone fisiche e ai loro conti correnti.

L'Anagrafe dei rapporti finanziari è prevista in Italia dal 1991 ma, in concreto, è divenuta operativa a tutti i soggetti legittimati a utilizzarla solo nel 2009, restando cioè ferma ancora per anni. In pratica la possibilità che avevano gli organismi deputati dello Stato di incrociare i dati dell'anagrafe tributaria con le informazioni sui conti correnti rimaneva solo sulla carta. 

L'archivio dei rapporti finanziari è l'insieme dei dati dei propri clienti che dal 2011 le banche e gli altri intermediari devono obbligatoriamente comunicare al fisco ogni anno (ogni 31 marzo), cioè codice fiscale, tipo di conto e/o investimento, saldo iniziale e finale del conto e somme movimentate durante l'anno. Nel 2011 il presidente del consiglio Mario Monti (con l'articolo 11 del Decreto Salva Italia) impose l'obbligo per le banche di passare queste informazioni all'Agenzia delle Entrate, procedura che è diventata operativa nel 2012, in anticipo addirittura sugli altri paesi europei, ma che per altri otto anni è rimasta per i grandi numeri un'informazione.

Infatti l'Anagrafe dei rapporti finanziari è sì costata ad oggi circa 10 milioni di euro, ma è stata usata molto limitatamente dall'Agenzia delle Entrate nella lotta all'evasione fiscale. Lo ha segnalato la Corte dei Conti, con la Deliberazione 26 luglio 2017, n. 11/2017/G, che ha sottoposto a controllo la banca dati che contiene tutte le informazioni sui rapporti di conto corrente o di deposito, istituita proprio al fine di rendere più efficiente l'attività di controllo in ambito fiscale. 

La Corte dei Conti ha rilevato che l'Agenzia non ha dato attuazione “a un chiaro disposto normativo”. Il direttore dell'Agenzia delle Entrate doveva individuare criteri per elaborare, con procedure centralizzate, specifiche liste selettive di contribuenti a maggior rischio di evasione, cioè costituire dei cluster, dei raggruppamenti tipo, da segnalare come anomali e quindi non seguire i singoli, col rischio di violarne la privacy. “Tali criteri non sono mai stati emanati”, scrive la Corte dei Conti: “I timidi tentativi dell'Agenzia di elaborare le liste erano peraltro destinati comunque a realizzare uno strumento scarsamente efficace, essendo impostati sull'utilizzo dei soli dati di identificazione del soggetto e sulla natura, tipologia, apertura, modifica e chiusura del rapporto, con esclusione quindi dei dati, certamente più pregnanti ai fini della lotta all'evasione, sulle movimentazioni e sui saldi dei rapporti finanziari. In ogni caso, nessuna lista selettiva è mai stata elaborata”. Gli stessi ministri di centrosinistra, succeduti al governo Monti e che tanto si sono prodigati nel sostenere che il problema italiano è l'evasione fiscale, non hanno dato un impulso particolare al sistema, al fine di attivarlo.

 

L’Agenzia delle entrate controlla i conti correnti con il Sistema di interscambio dati (Sid) che acquisisce tutti i dati degli istituti di credito, banche, poste italiane e operazioni finanziarie su conto deposito titoli e/o obbligazioni; conto deposito a risparmio libero/vincolato; gestione collettiva del risparmio; gestione patrimoniale; certificati di deposito e buoni fruttiferi; cassette di sicurezza; carte di credito/debito; crediti di firma; finanziamenti; fondi pensione, flussi informatici in cui sono raccolte i dati sui consumi di milioni di contribuenti che passano sui conti correnti e il cui fine è quello di stabilire se il reddito dichiarato è in linea con le spese sostenute. Tutti questi dati confluiscono nel sistema Serpico che analizza le movimentazioni in entrata e uscita.

La situazione drammatica dell'inversione dell'onere della prova resta uno dei nodi più anomali di tutto il sistema. Se non lo sapete, nel processo tributario, nel caso in cui l’accertamento effettuato dall’ufficio finanziario si fondi su verifiche di conti correnti bancari, è onere del contribuente dimostrare di essere innocente e di aver pagato le imposte dovute e non il contrario, con le immaginabili conseguenze in termini di spesa, avvocati e costi vivi. L'Anagrafe si muoverà e individuerà sulla base di cluster, l'insieme di contribuenti anomali da sottoporre poi ad indagini finanziarie e fiscali; cioè non analizzerà il singolo conto corrente ma agirà sulla base di parametri di congruenza e incongruenze che segnalano entrate ed uscite. Queste incongruenze attiveranno degli allert che andranno a formare liste di contribuenti che saranno accertati con maggiore probabilità rispetto ad altri. Il contributo umano farà il resto, si spera per il meglio e con un pari trattamento dei cittadini.

 

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