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Toscana
Cinema, a Firenze la rassegna sulla cultura mediorientale contemporanea

Ben 37 titoli in programma, premiati nei migliori festival internazionali, di cui 13 cortometraggi, 21 anteprime italiane, 10 anteprime internazionali, 2 anteprime mondiale. Un viaggio in Afghanistan, Algeria, Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kurdistan, Kuwait, Libano, Palestina, Siria, Tunisia, Turchia.

La 11ª edizione di Middle East Now, inizialmente prevista ad aprile scorso, torna a svolgersi dal 6 all'11 ottobre 2020 a Firenze. Il festival, ideato e organizzato dall’associazione culturale Map of Creation, si terrà tra Cinema La Compagnia, MAD Murate Art District e altri spazi cittadini. Il festival torna a rendere protagonista il Medio Oriente contemporaneo con un programma sfaccettato di cinema, documentari, arte, mostre, musica, teatro, incontri e progetti culturali in senso più ampio. Middle East Now da sempre si caratterizza per una forte attenzione all’attualità, al racconto dei fenomeni più nuovi e vibranti delle culture e delle società del Medio Oriente, che oggi più che mai hanno bisogno di essere approfonditi. Apre la rassegna il film il documentario “Sunless Shadows”, girato in un centro di detenzione giovanile femminile in Iran, miglior regia al festival IFDA di Amsterdam; tra le novità anche “MUSIC FOR FILMS”, focus sulle colonne sonore con lo special guest OMAR FADEL. In programma l'anteprima di quasi 40 film premiati nei migliori festival internazionali: un viaggio cinematografico che tocca i paesi dell’area mediorientale, sempre di più al centro dell'attenzione della politica e dei media internazionali. Storie forti, personaggi, temi d’attualità nei titoli più recenti da Iran, Iraq, Kurdistan, Israele, Palestina, Egitto, Emirati Arabi, Kuwait, Afghanistan, Siria, Algeria, Marocco, Tunisia, Algeria, faranno conoscere al pubblico le culture e le società di questi paesi, con una prospettiva che cerca di andare oltre i pregiudizi e i luoghi comuni con cui spesso vengono rappresentati.

E naturalmente il Libano e Beirut, a cui dedicheremo una serie di sguardi e prospettive. Sarà un’edizione sia di proiezioni fisiche – tornando in sala, con tutte le precauzioni e garantendo al pubblico tutta la sicurezza necessaria – sia con proiezioni online, sulla speciale sala virtuale Più Compagnia in collaborazione con MyMovies che darà la possibilità a un numero ancora più alto di spettatori di vedere i film in anteprima. E ci saranno ospiti – sia fisicamente a Firenze, sia sullo schermo - a presentare i film e ad approfondirli con il pubblico. Dall’Iran arriva il film d’apertura “Sunless Shadows” di Mehrdad Oskouei (Iran, Norvegia 2019), intimo e al tempo stesso potente ritratto della vita quotidiana in un centro di detenzione minorile iraniano, in cui un gruppo di ragazze adolescenti sconta la pena per aver ucciso il marito, il padre o un altro membro maschile della famiglia: da sole davanti alla macchina da presa, rivelano i loro pensieri, i sentimenti e i dubbi.  Il film ha aperto l'ultima edizione del festival IDFA di Amsterdam e vinto il premio “Miglior Regia”. Sempre dall’Iran anche “Shouting at the Wind” (64’, Iran, 2019) di Siavash Jamali, protagonista Meysam, un adolescente che vive in uno dei sobborghi più difficili di Tehran, che sogna di cambiare il suo destino attraverso la musica, contro il volere della sua famiglia. Il bellissimo e delicato documentario “Formerly Youth Square” (Iran, 2019), in cui la regista-giornalista Mina Akbari parte da una fotografia di gruppo di venti anni prima che ritrae i 70 giornalisti che lavoravano al quotidiano Jame, oggi chiuso, per raccontare cosa ne è stato delle loro vite e dei loro percorsi professionali, per comporre un racconto delle difficoiltà e delle insidie dell'essere giornalista in Iran.

E ancora un'altra anteprima importante, "The Wasteland" (Dashte Khamoush) (Iran, 2020, 102') del regista iraniano Ahmad Bahrami, vincitore del Premio Orizzonti al miglior film all'ultimo festival di Venezia, che in puro stile ‘seconda nouvelle vague’ del cinema iraniano racconta di una storia d'amore tra i soprusi e le ingiustizie subite da molti operai delle zone più remote dell’Iran. Dalla Palestina l'anteprima italiana di “Between Heaven and Hearth” (Palestina, 2019), l'ultimo film dell'acclamata regista Najwa Najjar, commedia che ruota attorno alla vicenda di Salma, palestinese di Nazareth, che vuole divorziare da suo marito Tamer, figlio di un famoso intellettuale rivoluzionario ucciso a Beirut, e alle complicazioni che derivano dal fatto che provengono da due fronti opposti della Green Line. Sempre dalla Palestina il pluripremiato cortometraggio “Maradona's Legs” di Firas Khoury (Germania, Palestina, 2019), ambientato durante i Mondiali del 1990, protagonisti due ragazzini palestinesi alla ricerca disperata delle "gambe di Maradona", l'ultimo figurina mancante per completare l'album dei mondiali e vincere un computer Atari. E last but not least, dall'ultimo festival di Venezia anche "Gaza Mon Amour" (Palestina, Francia, Germania, Portogallo, Qatar, 2020, 88'), l'ultimo fatica dei gemelli terribili del cinema palestinese Tarzan e Arab Nasser, sguardo comico e amaro sulla vita quotidiana a Gaza attraverso le vicende di un amore inespresso tra il pescatore Issa, sessant’anni, segretamente innamorato di Siham, una donna che lavora come sarta al mercato. Quando poi nella rete da pesca rinviene un’antica statua di Apollo, le cose si complicano ulteriormente.

Dalla Giordania il pluripremiato documentario “Tiny Souls” di Dina Naser (2019, Giordania, Qatar, Francia, Libano, 85'), che racconta la vita quotidiana della piccola Marwa, che vive in un campo profughi in Giordania da quando è fuggita dalla Siria con la sua famiglia, del suo spirito vivace e aperto, e delle sfide per sopravvivere in un ambiente dove, nonostante tutto, la vita continua. E ancora il doc “Waterproof” di Daniela König (Giordania, Germania, 2019, 88’) su tre donne - Khawla, Aisha e Rehab - che rompono le convenzioni e decidono di diventare idraulico, diventando vere e proprie manager in un paese dove la condizione femminile è ancora arretrata e oppressa.

Dal Libano “Beirut: la vie en rose” (Spagna, Libano, 2019) di Èric Motjer, sorprendente documentario che segue le vite di quattro membri dell'élite cristiana libanese, ultimi rappresentanti di un'età dell'oro a cui sono riluttanti a rinunciare. Dall'Algeria arriva “143 Rue du Desert” (Algeria, Francia, Qatar, 2019), bellissimo doc d'autore di Hassen. Ferhani che ha debuttato a Locarno, interamente girato in una locanda nel deserto algerino, in cui per una sigaretta o un caffè, una donna – Malika – accoglie camionisti, vagabondi e sogni.
 Dall'Afghanistan, l'intenso e poetico film d'animazione della regista Zabou Breitman ”Les Hirondelles de Kaboul (Le Rondini di Kabul) (Francia, Afghanistan 2019), ambientata in una Kabul in rovina e occupata dai Talebani, in cui i due giovani Mohsen e Zunaira si amano profondamente, e nonostante la violenza e la miseria del loro quotidiano vogliono credere in un futuro migliore...

Altra novità assoluta di questa edizione è “MUSIC FOR FILMS”, programma dedicato alle colonne sonore di film mediorientali: un nuovo focus sul contributo creativo che la musica dà alla pratica del fare film, vista nello specifico del cinema mediorientale, presentato da un ospite speciale come il talentuoso musicista Omar Fadel, compositore pluripremiato di film, serie tv e video games (dal videogioco “Assassin’s Creed” al film satira “The Dictator” di Sacha Baron Cohen, fino al corto candidato all'Oscar “Day One”). Omar presenterà al festival 3 film diretti e prodotti in Medioriente da lui musicati: “The United” (2012) di Amin Matalqa, primo film prodotto dalla Disney e mai uscito nelle sale, storia di un allenatore di calcio outsider che cerca di mettere assieme una squadra di giovani promesse da tutto il mondo arabo; il documentario “In search of oil and sand” (Emirati Arabi, 2012, 58') di Wael Omar and Philippe Dib, sguardo divertente e affascinante – tra detective story e analisi politica - sulla vita della ricca élite sociale del Cairo poco prima del colpo di stato del 1952; e “Yomeddine” (Egitto, 2018, 97') Abu Bakr Shawky, un viaggio iniziatico, un road movie nell’Egitto profondo, che con tono leggero ci parla di miseria, tabù religiosi ed esclusione. Omar Fadel sarà a Firenze assieme ai registi dei film per discutere del loro lavoro creativo e aprire chiavi di lettura inaspettate.

Nel programma di questa edizione un’ampia selezione di titoli dall’Iran tra documentari, cortometraggi e fiction, che racconteranno le storie e l'attualità di un paese dalla grande cultura e da sempre al centro della scena geopolitica mediorientale. Un focus che vuole ricordare Felicetta Ferraro, collaboratrice appassionata del festival, grande esperta di Iran e Afghanistan, di cui ha curato i programmi fin dalle prime edizioni. A Felicetta Ferraro sarà dedicato il “Premio Cinema Iran 2020”, per la miglior opera dall'Iran.

Continua il viaggio dedicato al cinema emergente dai paesi del Golfo a questa edizione con “Whispered voices”, una selezione di titoli dall’Arabia Saudita, che si ricollega al tema portante del festival e lo adatta a questo paese, in cui i messaggi sociali che passano attraverso cinema e cultura sono più sussurrati che urlati, ma altrettanto potenti. La sezione è curata come sempre da Laura Aimone, collaboratrice di diversi festival internazionali e responsabile del programma di cinema dei Paesi del Golfo di Middle East Now.

Close Up è un’istituzione di recente costituzione, nata dall'incredibile esperienza di Greenhouse Film Center, uno dei più importanti programmi di sviluppo di film documentari nell’area del Mediterraneo. Nell’ambito della collaborazione col festival Close up offrirà a una selezione di giovani documentaristi mediorientali l'opportunità di far debuttare i loro film al festival, e di discutere col pubblico il loro lavoro creativo, anche grazie all’anteprima di un film work-in-progress, di cui saranno per la prima volta mostrate una serie di sequenze.

Oltre ai premi che il festival assegna già – il “Middle East Now Audience Award”, al miglior film votato dal pubblico, il “Best OFF”, riconoscimento al miglior cortometraggio d’autore conferito da OFF Cinema – a questa edizione torna anche il premio “Middle East Now Award – Best Film”: una giuria ancora in via di definizione, composta da produttori, registi, editor sceglierà il titolo al quale assegnare il premio monetario.

Evento speciale di punta di questa edizione del festival è la mostra di arti visive “7X7 Middle East”, curata dall'artista e designer libanese Roï Saade e co-prodotta assieme a MAD Murate Art District.Protagonisti 7 giovani talentuosi fotografi mediorientali - Myriam Boulos, SinaShiri, Abdo Shanan, Ameer Al-Shaeli, Reem Falaknaz, Erdem Varol, Mouad Abillat - riuniti per fornire una personale prospettiva visiva della loro città - Baghdad, Beirut, Marrakesh, Tehran, Dubai, Istanbul e Algeri – raccontata in un giorno specifico della settimana. Il risultato sarà una voce e una visione collettiva, e al tempo stesso un insieme di punti di vista personali e fortemente originali, sulla vita delle persone in Medioriente, una narrazione visiva alternativa alla rappresentazione mediatica di queste città, molto spesso negativa e legata ai fatti della cronaca e della geopolitica. Le immagini realizzate dai 7 artisti coinvolti andranno in mostra al MAD Murate Art District (inaugurazione giovedì 8 ottobre – fino al 31 ottobre 2020), e il progetto prevede anche la realizzazione di 7 speciali “newspaper”: 7 quotidiani nelle cui pagine si svilupperà il racconto per immagini di ogni giorno di una ipotetica settimana in Medio Oriente. In più la mostra avrà anche una sua versione digitale, in cui si potrà approfondire il lavoro degli artisti: 7x7.middleastnow.it

Un nuovo progetto dedicato al fumetto e alla graphic novel, che si propone di osservare il Medio Oriente da un punto di vista diverso dal solito: storie a colori o in bianco e nero si inoltrano nella complessità di questa regione, per cercare di spiegarla a giovani e meno giovani. Punti di vista alternativi, diversi dalla versione saggistica o televisiva, spesso mettono in luce ombre inquietanti o fatti ignoti, ma si propongono anche di scardinare pregiudizi e stereotipi ormai consolidati. Accanto agli ormai celebri Satrapi e Zerocalcare, ogni anno diventa sempre più fitta la schiera di disegnatori e sceneggiatori che si incaricano di dare voce e corpo alla Storia con la “S” maiuscola e alle storie più piccole di chi, come noi, è bagnato dallo stesso mare. Un progetto a cura di Anna Di Giusto, ricercatrice ed esperta di fumetti, che sarà una mostra di tavole e racconti sonori in scena nel foyer del Cinema La Compagnia, nei giorni del festival, e una serie di talk con gli autori protagonisti. Tra i titoli a cui sarà dedicato un focus: "Se chiudo gli occhi... La guerra in Siria nella voce dei bambini" (2018) di Francesca Mannocchi e Brisly Diala, "La rivoluzione dei gelsomini" di Takoua Ben Mohamed, il silent book "Mediterraneo" di Sergio Nazzaro e Luca Ferrara, “La sposa yemenita” (2017) di Laura Silvia Battaglia e Paola Cannatella, “La primavera araba” di Jean-Pierre Filiu e Cyrille Pomes (2014) e altri ancora...

Ci sarà anche il Bookshop tematico “Visual Voices” e il programma di Middle East Talks 2020. Il festival presenterà una nuova edizione della sua libreria-installazione, progettata dal gruppo di architetti Archivio Personale, e che si ispirerà al tema “Visual Voices”, proponendo un viaggio letterario tra i romanzi e saggi che maggiormente esprimono il concetto di originalità di racconto di storie e prospettive di vita in medioriente. La selezione sarà a cura di Chiara Comito, fondatrice di Editoria Araba, blog di riferimento per la narrativa dal mondo arabo.

Anche a questa edizione un programma ricco di conversazioni, dibattiti, presentazioni di libri e approfondimenti su temi forti e di attualità, curato da Giuseppe Alizzi, esperto di Medio Oriente, architetto e saggista. Il festival invita sul palco del Cinema La Compagnia esperti, autori, giornalisti, saggisti, fumettisti, artisti a parlare del Medio Oriente di oggi.

Middle East Now è organizzato dall’associazione culturale Map of Creation, con la direzione artistica di Lisa Chiari e Roberto Ruta, il contributo di Regione Toscana nell’ambito del Programma Sensi Contemporanei Toscana per il Cinema, Comune di Firenze, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, Gruppo Why the Best Hotels Firenze, Fondazione Niels Stensen, con il supporto di MAD Murate Art District, Ponte 33, Murmuris Teatro, Azalai Travel Design, in partnership con Meltin’Concept, e altre istituzioni e partner locali e internazionali.

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