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Toscana
Vino, Chianti Classico Collection diventa "Connection" e presenta la sua Card

Il fatturato globale stimabile nel territorio del Chianti Classico è di circa 800 milioni di euro e il valore della produzione vinicola imbottigliata è di oltre 500 milioni di euro.  Chianti Classico è presente in oltre 150 paesi, che in media assorbono l’80% della produzione annua.

Chianti Classico Collection si fa sempre più globale (Nord America, in Europa e in Asia) per incontrare 6 città di 5 paesi del mondo: Chicago, Firenze, Londra, Monaco, New York, Tokyo. In questi luoghi si terranno degustazioni in presenza delle nuove annate di Chianti Classico rivolte a un selezionato pubblico internazionale che avrà l’opportunità di scoprire anche la Chianti Classico Card,  vero e proprio passe-partout che apre tutte le porte sul mondodel Gallo Nero: oltre 200 esperienze proposte dalla carta, dalle degustazioni guidate in cantina ai pic nic in vigna, dalle visite ai musei del territorio alla scoperta dei tesori architettonici e artistici, nascosti tra le vigne del Chianti Classico. Nata in collaborazione con la Firenze Card e il Comune di Firenze, la Chianti Classico Card si fonda sullo stesso principio ispiratore: come la Firenze Card è un invito e uno strumento utile per facilitare l’accesso ai capolavori artistici del capoluogo toscano,la Card del Gallo Nero intende guidare il turista alla scoperta diuno degli elementifondamentali della storia e della cultura della nostra regione: il vino Chianti Classico ed il suo territorio di produzione, con i suoi tesori.

“Sebbene l’economia del turismo in generale sia stata duramente colpita dalla pandemia di Coronavirus, - afferma Carlotta Gori, direttore del Consorzio - già nel 2020 i mesi estivi avevano visto una buona ripresa del flusso turistico nella zona di produzione del vino Chianti Classico, che è stata scelta come meta di vacanza soprattutto da ospiti locali e italiani. Poter passare alcuni giorni di relax, di sport o di approfondimento culturale, da soli, in coppia o in famiglia, in luoghi aperti, nel verde, senza il pericolo di assembramenti e godendo della bellezza di un paesaggio unico al mondo, di un altissimo patrimonio storico-culturale e dei piaceri offerti dall’enogastronomia locale, sono solo alcune delle motivazioni per chi ha deciso di scegliere la terra del Gallo Nero. Con la Chianti Classico Card, il Consorzio intende supportare il rilancio del territorio, anche nel 2021, come meta turistica di eccellenza, mettendo a disposizione del viaggiatore uno strumento in grado di offrire una guida sintetica alle bellezze e al patrimonio artistico del comprensorio e un pacchetto di esperienze davvero uniche, ad un prezzo preferenziale.”

Come funziona la Card: La Chianti Classico Card funzionerà a punti. O meglio a “Galli Neri”. Al momento dell’acquisto, il turista potrà scegliere diverse tipologie di Card e ognuna delle 214 esperienze proposte dalla card avrà un valore da 1 a 3 “Galli Neri”. Una volta acquistata nei luoghi preposti, sul portale card.chianticlassico.com o sulla App “Chianti Classico Card”, l’utente dovrà solo attivarla inserendo nell’App un codice specifico che gli verrà trasmesso via mail dopo l’acquisto online o che troverà sul retro della Card. Fatto questo potrà dare inizio al suo viaggio, prenotando le sue esperienze preferite, nel territorio del Gallo Nero.

L’Anteprima 2021 di Chianti Classico, per la prima volta ospitata all’interno del Chiostro Grande del Museo di Santa Maria Novella, convento domenicano risalente al secolo XIV dell’omonima Basilica, luogo simbolo del Rinascimento, da cui si accede all’antica Farmacia di Santa Maria Novella e alla Cappella dei Papi, realizzata all’interno di quelli che erano gli appartamenti papali, il “Laterano fiorentino”, affrescata da un giovane Pontormo, vede 196 etichette di Chianti Classico annata, cui si aggiungono 9 anteprime della vendemmia 2020, 139 di Chianti Classico Riserva e 98 di Chianti Classico Gran Selezione. Ma ad una vera anteprima non possono mancare anche i vini atti a divenire: sono 16 i vini che aspirano a diventare Chianti Classico annata, e 14 Chianti Classico Riserva. A completare una già ricca degustazione anche la sfumatura ambra del Vin Santo del Chianti Classico, presentato da 35 aziende, e l’oro verde dell’Olio DOP Chianti Classico, con 34 etichette.

“Questa edizione è un inizio – dichiara il Presidente Giovanni Manetti - torniamo a presentare i nostri vini in uno scenario del tutto diverso rispetto allo scorso febbraio, che ci richiede di saper rispondere con prontezza alle nuove esigenze. Questa lunga interruzione dei viaggi internazionali ci ha spinto a trovare soluzioni alternative, e mai come in questo momento è importante sentire vicini i nostri interlocutori all’estero. I mercati della nostra Connection tutti insieme assorbono oltre il 70% della nostra produzione. Una formula ibrida assicura massima sicurezza a chi degusta in presenza e al contempo moltiplica le possibilità di noi viticoltori di interfacciarci sui mercati.  Con la Chianti Classico Connection intendiamo proprio proiettarci nel futuro con questo spirito: l’unione di tradizione e innovazione. Vorrei sottolineare che grazie alla preziosa collaborazione del Comune di Firenze anche la location di quest’anno incarna questo punto di incontro. Santa Maria Novella è il cuore nevralgico della città, e il Chiostro Grande è esattamente una delle punte del Rinascimento, la facciata della Basilica a opera di Leon Battista Alberti, e il capolavoro del razionalismo italiano di Giovanni Michelucci, la Stazione centrale di Firenze.”

L’export del Chianti Classico continua ad essere trainante per la denominazione, con in testa, da oltre 15 anni, il mercato nord-americano. Nonostante le difficoltà e limitazioni legate alla crisi pandemica,i consumatori di Gallo Nero rimangono fedeli alla denominazione e i vini Chianti Classicoancora oggisi trovanosulle tavole di tutto il mondo.Tiene anche il mercato interno, nonostante la prolungata chiusura del settore HoReCa. Il primo quadrimestre del 2021 si è chiuso con un segno nettamente positive: +31% di bottiglie vendute (circa 11 milioni), rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri che si confermano maggiori anche rispetto al 2019. Se durante il primo anno della pandemia (2020), il consumo dei vini del Gallo Nero ha registrato una perdita contenuta (-8%), nonostante le note difficoltà del canale HoReCa, l’apprezzamento dei consumatori anche sui mercati internazionali è stato confermato nel 2021, con la presentazione delle nuove annate, il Chianti Classico 2019, i Chianti Classico Riserva e Gran Selezione 2018.

Chianti Classico è presente in oltre 150 paesi, che in media assorbono l’80% della produzione annua. Le relazioni con i mercati non si sono affievolite durante la pandemia: nonostante l’obbligata interruzione di attività in presenza, i consumatori affezionati dei mercati storici come Nord America, Germania e Regno Unito, ma anche dei mercati asiatici, hanno continuato a scegliere il Chianti Classico. A questo ha contributo anche il settore dell’e-commerce, che a livello globale ha aumentato sensibilmente il volume delle vendite.  Per quel che riguarda il prodotto imbottigliato, si conferma l’importanza–sia per i volumi venduti che per il valore generato - delle tipologie “premium” del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione. Nel 2020 le due tipologie hanno infattirappresentato, congiuntamente, il 44% della produzione e il 55% del fatturato (fonte Maxidata).

Guardando in dettaglio ai mercati del Chianti Classico, gli USA si confermano ancora una volta al primo posto, una posizione che ormai detengono da più di 15 anni: una bottiglia su tre di Chianti Classico trova sbocco infatti in questo Paese (33% delle vendite totali); stabile al secondo posto il mercato interno dove oggi viene venduto il 20% del totale dei vini del Gallo Nero commercializzati. Seguono ex aequo,al terzo posto, Canada e Regno Unito (10% ciascuno). Mentre per il Canada si tratta di una riconferma, crescono invece sensibilmentele quote di Chianti Classico vendute nel Regno Unito (+ 3% rispetto al 2019), segnale di grande vivacità del mercato e solo in parte effetto secondario del timore di possibili dazi post Brexit: un timore scongiurato a fine 2020 grazie all’accordo sull’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea che, dopo circa quattro anni di trattative, sembra aver messo al riparo da brutte sorprese il vino italiano.  Poi, a seguire, la vicina Germania con il 6%, mercato storico del Chianti Classico, i paesi Scandinavi e il Benelux (4% ciascuno). Anche i paesi asiatici (Giappone, Corea del Sud, Cina) mantengono la loro posizione,e proprio da questi mercati, negli ultimi mesi, i produttori di Chianti Classico segnalano un crescente e rinnovatointeresse per i vini del Gallo Nero che prefiguraun possibile ampliamento dellevendite in un futuro prossimo.

Per quanto riguarda la differenziazione dei canali di vendita, le aziende del Chianti Classico non solo hanno continuato a lavorare nel comparto della grande distribuzione, l’unico rimasto sempre in funzione nei mesi della pandemia, ma hanno anche investito su nuove modalità di vendita, accelerando soprattutto sull’e-commerce, le vendite online aziendali e sul delivery. Come si sono parzialmente modificati i canali di acquisto, anche le modalità di promozione sono state rimodulate utilizzando i nuovi strumenti di comunicazione, in particolare per i  paesi stranieri. Le attività, prevalentemente online, organizzate dal Consorzio Vino Chianti Classico nell’ultimo anno sono state realizzate sotto forma di webinar, seminari e masterclass, in alcuni dei principali mercati della denominazione, a cominciare dagli Stati Uniti e dal Canada per finire con i mercati asiatici, dove, in alcuni casi è stato possibile realizzare anche eventi in presenza (degustazioni di Chianti Classico con servizio sommelier). Complessivamente, ad oggi hanno partecipato oltre 1800 operatori del settore e rappresentanti della stampa internazionale.

Il Chianti Classico è il primo Consorzio di viticoltori in Italia ad aver scelto un simbolo figurativo collettivo (nel 1924), un marchio che dal 2005 rappresenta l’intera denominazione: il Gallo Nero.  Con grande lungimiranza furono proprio i 33 produttori che fondarono il Consorzio, quasi un secolo fa, a scegliere un emblema visivo in abbinamento al nome del vino.Un simbolo che da oltre novanta anniil Consorzio di Tutela monitora e protegge da possibili copie e contraffazioni con un’attività dispendiosa sia in termini economici che di risorse umane dedicate. L’ultimo pronunciamento che riconosce il valore del Gallo Nero come simbolo della denominazione Chianti Classico è di qualche settimana fa ed è un riconoscimento importante perché provienedel Tribunale Europeo. Questa non è tuttavia la prima vittoria del Consorzio Vino Chianti Classico in ambito di tutela legale del marchio. Infatti, i tribunali europei hanno già affermato in diverse occasioni questo principio di protezione del Gallo Nero, e per ben 61 volte negli ultimi 15 anni gli Uffici Marchi di tutto il mondo hanno riconosciuto il principio così chiaramente espresso nell’ultima sentenza del Tribunale Europeo.

Noto in tutto il mondo per la sua bellezza, il territorio del Chianti Classico da pochi mesi è diventato il soggetto di 37 immagini panoramiche  capaci di rivelare dall’alto le peculiarità di ogni valle, di ogni collina o di un intero comune. Dalla collaborazione tra il Consorzio Chianti Classico e Alessandro Masnaghetti sono venuti alla luce due nuovi strumenti in accesso libero per scoprire la complessità della terra del Gallo Nero. Accessibili dalla pagina “comuni" del sito ufficiale del Consorzio Chianti Classico (https://www.chianticlassico.com/territorio/comuni/) e navigabili in modo davvero intuitivo, queste immagini permettono a tutti gli appassionati e ai professionisti di immergersinel territorio in modo attivo e privo di limitazioni, passando così da semplici spettatori a veri e propri  protagonisti delle proprie esplorazioni, in grado di calarsi nel paesaggio e di (ri)vivere emozioni fino a ieri comuni e oggi – in tempi di Covid – più che mai rare e preziose. 

Ma non è tutto. Da oggi sarà finalmente possibile parlare anche di geologia in modo chiaro e comprensibile, grazie alla nuovissima carta geoviticola della denominazione: approfondita, accurata e allo stesso tempo semplice nell’approccio grazie alla suddivisione in 11 unità cartografiche individuate avendo in mente prima di tutto la vite e il suo rapporto con i suoli e appunto la geologia, frutto della collaborazione con il prof. Simone Priori, Università degli Studi della Tuscia. Uno strumento nato con il preciso scopo di fornire a produttori, professionisti e appassionati un linguaggio comune per comunicare un argomento di così grande importanza come è appunto la geologia. Un linguaggio accurato  ma allo stesso tempo divulgativo capace di raggiungere l’obiettivo riducendo il più possibile  l’uso di complessi tecnicismi. Alessandro Masnaghetti, storico collaboratore di Luigi Veronelli, è stato degustatore e critico enoico per più di 25 anni, lavorando per alcune tra le più importanti testate italiane e straniere. Soprannominato “Map Man” dalla rivista americana Wine Spectator, è oggi considerato la figura di riferimento in tema di cartografia e analisi dei territori vitivinicoli nonché del rapporto tra vino e ambiente che lo produce. Da cinque anni collabora con Vinous di Antonio Galloni nella mappatura dei vigneti californiani.

Le vendemmie del triennio 2018 - 2020

L’ANNATA 2020. In questa annata così particolare, il territorio del Gallo Nero non ha, per sua fortuna, sperimentato eventi climatici estremi come purtroppo si sono verificati in altre regioni d’Italia. Dopo un inverno molto asciutto e con temperature tutto sommato tranquille, senza eccessivi picchi negativi si è registrato un inizio di primavera in linea con quanto accaduto nei mesi precedenti a cui ha fatto seguito una spiccata variabilità a partire dalla metà di aprile. Il germogliamento delle viti è stato abbastanza anticipato ma le temperature abbastanza fresche e le piogge che si sono registrate nella seconda parte della primavera hanno fatto sì che lo sviluppo vegetativo procedesse con estrema regolarità riportando lo stesso nei tempi consueti per il nostro territorio. L’estate è stata molto bella, calda e lunga, senza particolari punte di calore e con buone escursioni termiche fra il giorno e la notte (le temperature minime sono state sempre contenute sia a luglio che ad agosto) consentendo il completamento ottimale del processo di maturazione delle uve. Da evidenziare anche l’assenza di stress idrico grazie alle piogge della tarda primavera unite alle temperature non altissime del periodo estivo.

Tutti questi sono i presupposti per un’altra ottima annata di Chianti Classico la cui principale peculiarità, nel 2020, è di aver fornito vini di grande eleganza ed equilibrio, di ottima struttura con tannini fini e maturi e con un interessante profilo aromatico. Per quanto riguarda le quantità prodotte, c’è stata una leggera flessione rispetto alla produzione 2019 (-13%), una riduzione naturale principalmente legata al freddo notturno dei primi giorni di aprile che ha avuto un impatto sulla fase di germogliamento della vite.  

“Nonostante la tendenza degli ultimi anni di venire sorpresi dalle bizzarrie del clima, il Sangiovese del Chianti Classico si sta dimostrando un vitigno sempre più capace di adattarsi ai cambiamenti climatici, rispetto ad altre varietà più precoci.” – afferma Giovanni Manetti, Presidente del Consorzio Chianti Classico. “A causa della pandemia, senza viaggi all’estero e altri impegni di rappresentanza (come la partecipazione alle fiere di settore o ad eventi promozionali), mai come quest’anno i viticoltori del Chianti Classico hanno avuto la possibilità di concentrarsi sugli aspetti produttivi e dedicare molto più tempo alla cura del vigneto. L’obiettivo che tutti noi viticoltori del Gallo Nero ci siamo posti è quello di produrre il miglior vino della nostra carriera: che sia questo il ricordo che ci porteremo appresso tra qualche anno, quando apriremo delle eccezionali bottiglie della vendemmia 2020.”

L’ANNATA 2019. Con il 2019 possiamo affermare di essere tornati a un’annata classica nel territorio del Gallo Nero. L’inverno e l’inizio di primavera, relativamente miti e asciutti, hanno permesso un germogliamento regolare. Le piogge nella seconda parte della primavera hanno invece facilitato la creazione di importanti riserve idriche, che sono state utili ad affrontare un’estate calda, ma regolare e caratterizzata da ridotte precipitazioni. Il clima fresco ed umido durante il mese di maggio ed i primissimi giorni di giugno ha lievemente ritardato il ciclo vegetativo della vite rispetto agli ultimi anni, con un cadenzarsi dei tempi che ricorda le grandi annate degli anni ’80. Ad un’estate calda ma regolare senza particolari picchi di calore o abbondanti precipitazioni è seguito un settembre caratterizzato da bel tempo e grandi escursioni termiche, fra giorno e notte, che hanno permesso una perfetta maturazione fenolica delle uve ed un generale innalzamento del profilo aromatico. La vendemmia del Sangiovese è iniziata, a seconda delle diverse zone, verso il 20 settembre e si è conclusa nella seconda decade di ottobre. Le uve al momento dell’arrivo in cantina si presentavano perfettamente sane e di grande qualità. Anche dal punto di vista quantitativo l’annata ha offerto un risultato molto positivo: quasi ovunque le piante hanno prodotto una quantità di uva in linea con quanto previsto dal disciplinare di produzione. Dal punto di vista organolettico, i Chianti Classico 2019 risultano freschi ed equilibrati grazie ad un buon rapporto fra forza acida e tannini, con una giusta concentrazione e un ottimo profilo aromatico. Il tenore alcolico è leggermente inferiore rispetto alla media degli ultimi anni, una caratteristica che incontra la tendenza del mercato.

L’ANNATA 2018. L’annata 2018 nel territorio del Chianti Classico ha avuto un andamento climatico discontinuo con mutevoli situazioni meteorologiche che si sono alternate durante tutto il periodo che interessa il ciclo vegetativo del vigneto.  Al contrario dell’annata precedente, durante la quale per tutta la primavera e l’estate abbiamo avuto un lunghissimo periodo di siccità e temperature molto elevate, nel 2018 la caratteristica principale è stata proprio la mancanza di continuità della stagione asciutta e soleggiata. Dopo un inverno tutto sommato abbastanza freddo, specialmente nell’ultimo periodo, durante il quale si sono registrate delle nevicate e delle giornate con temperature molto rigide, anche di alcuni gradi sotto lo zero, si è registrata una primavera all’insegna della variabilità.  E’ stato un continuo susseguirsi di giornate soleggiate alternate a periodi più o meno brevi di piogge, frequentemente anche intense. Tale situazione si è protratta per tutta la primavera e per buona parte dell’estate.  L’elevato e costante tasso di umidità unito al fatto che in certi periodi le piogge si sono manifestate quotidianamente hanno creato molto lavoro nella gestione fitosanitaria del vigneto.  Anche durante i mesi estivi la situazione non si è troppo regolarizzata perché fino ai primi giorni di settembre si sono verificati alcuni temporali che hanno provocato un innalzamento del tasso di umidità mantenendo le temperature su valori abbastanza freschi rispetto alle medie stagionali del nostro territorio, con un conseguente allungamento del processo di maturazione delle uve. Per gli agronomi non è stato semplice mantenere in equilibrio le piante che hanno continuato a vegetare fino ad agosto inoltrato. Fortunatamente la situazione si è regolarizzata nel mese di settembre: con una vera e propria inversione di tendenza, si sono susseguite giornate soleggiate, calde, ma con una buona escursione termica fra giorno e notte, che ha consentito il completamento del processo di maturazione delle uve e un tranquillo svolgimento delle operazioni di raccolta.  La vendemmia delle uve di Sangiovese è iniziata, a seconda delle diverse zone, verso il 20 di settembre e si è conclusa nella seconda decade di ottobre. I risultati quantitativi sono stati superiori al 2017 ma ancora di poco inferiori rispetto alla media delle ultime annate. I motivi sono da ricondursi soprattutto allo stress che ancora molti vigneti hanno manifestato in conseguenza della carenza idrica e delle gelate primaverili dell’anno precedente.

Dal punto di vista qualitativo l’annata per coloro che sono riusciti a vendemmiare abbastanza tardi è stata senza dubbio molto buona. Nella maggior parte dei casi i Chianti Classico 2018 sono prodotti equilibrati, con una buona forza acida abbinata a tannini molto fini e ben maturi, di ottima struttura ed altrettanta sapidità.  Dal punto di vista organolettico, sono prodotti con una giusta concentrazione, con un buon profilo aromatico, freschi, molto piacevoli. Una buona parte della produzione 2018 presenta caratteristiche chimiche ed organolettiche idonee anche per un periodo di medio-lungo invecchiamento.

 

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