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La Muay Thai conquista l'Italia, un antidoto al bullismo

 

Roma, 6 dic. (askanews) - La Muay Thai, la boxe tailandese, è un'arte marziale sempre più diffusa in Italia che registra numeri sempre più importanti tra i praticanti e che, a livello professionistico, trova gli atleti italiani tra i più competitivi al mondo. Diego Calzolari, dirigente della Fikbms, 3 volte campione del mondo di Muay Thai illustra l'importanza di questo sport e annuncia un grande evento, il prossimo 18 febbraio a Monza, nel quale sarà in palio il titolo del Mondo."Sempre di più perché la muay thai è uno stile di vita, più di qualsiasi altra cosa riesce ad avvicinare una marea di amatori, soprattutto anche un pubblico femminile, di giovani under 10 e under 15 che vengono per crescere nella via dei valori e del rispetto confrontandosi in un clima molto positivo dove si impara a coesistere assolutamente lontani dalla violenza, lontani dalla strada e dove si impara a prendere sicurezza in se stessi, a difendersi all occasione e un modo di approdare anche in qualche modo nell anti bullismo, un tema nel sociale oggi che si sente tantissimo e molto delicato e il potersi relazionare a scuola, al bar o semplicemente con la propria famiglia dove tante volte ci sono delle barriere alcune volte alzate dallo stress del lavoro, piuttosto che dalla vita dura e per i ragazzi è veramente un modo di venire a sfogarsi e prendere sicurezza in se stessi".Quindi è uno sport adatto anche ai più piccoli per socializzare? "Sempre di più i corsi con i bimbi di 5 o 6 anni stanno prendendo vita. Ovviamente le palestre che propongono questi corsi devono essere palestre con degli operatori che sano quello che stanno facendo ovviamente, andando a mettere le mani e portare l esempio su dei ragazzini che devono crescere bisogna avere una sensibilità particolare e questo deve essere garantito ovviamente dal nostro governo per cui bisogna stare attenti a dove si va a finire. Ci sono tanti bar alcuni ben frequentati e alcuni mal frequentati e la palestra è esattamente la stessa cosa la stessa cosa, stare attenti a finire nelle mani di una persona qualificata, sensibile e competente, cosa che può dare solamente una vera federazione governativa".Il 18 febbario a Monza si svolgerà un grande evento, il Ring War. "Facciamo tantissima attività amatoriale per far crescere sempre di più questa amata arte marziale che è in crescita di più del 20% di iscritti l anno, una forte tendenza il Ring War è quello che può chiamarsi il sogno dei professionisti di questo sport. Abbiamo dei campioni, ne abbiamo tanti e l Italia a livello sportivo nella muay thai sta crescendo tantissimo, siamo arrivati addirittura numeri uno nel medagliere mondiale nell ultima edizione dei campionati mondiali e se si fosse trattato di uno sport di prima serie sicuramente sarebbe uscito su tutti i giornali e in tutte le televisioni. Ancora dobbiamo farci conoscere ma i nostri atleti sono veramente i numeri uno al mondo d oggi e abbiamo la possibilità di vederli in un evento sotto i riflettori mondiali cioè i nostri numeri uno sfideranno i numeri uno della Thailandia dove è sport nazionale, sfideranno i numeri uno al mondo e ci sarà anche un match clou la cintura mondiale della notissima World Boxing Council la cintura verde sognata da tutti conquistata da Muhammad Alì e sarà proprio un nostro connazionale Joseph Lasiri, pluricampione mondiale con già 5 ori consecutivi ai mondiali a Bangkok per cui il nostro azzurro numero uno e che avrà questa grande chanche. Stiamo attendendo dalla WBC quale sarà il suo sfidante".Lei è stato 3 volte campione del mondo, quali sono i più forti gli italiani o i thailandesi? "Gli italiani all alba di oggi iniziano ad andare sul ring per poter sostenere un incontro alla pari, all epoca quando ho iniziato io e ho iniziato a confrontarmi con questi noi li chiamiamo draghi sputafuoco per coinvolgere un po l immaginazione su un qualcosa che a videogame sarebbe insormontabile. Io sono forse stato il primo ad andare sulla luna ho potuto sulla mia pelle, prima male poi bene riuscire a conquistare delle cinture di un certo valore per cui come abbiamo detto 3 titoli mondiali ma ne ho dovuta far passare di acqua sotto i ponti e non semplicemente però ho aperto delle porte e non per niente sono stato dopo cinque anni sono diventato allenatore della nazionale per tre anni, poi 9 anni direttore tecnico e ora dirigente. E stata una scalata che mi ha portato ad aprire porte per i nostri campioni che hanno sempre più chance mondiali e Ring War è quella che dà il sogno a tutti i nostri connazionali ovviamente quelli che valgono veramente qualcosa".