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Cronache
Michela Murgia, l'auto incoronazione di Saviano e la sensibilità di Sgarbi

Michela Murgia, l'auto incoronazione di Saviano e la sensibilità di Vittorio Sgarbi

Le parole usate da Vittorio Sgarbi, in occasione della morte di Michela Murgia, prematura e dopo lunghe sofferenze inenarrabili, sono state perfette: da persona sensibile e rispettosissima della tragedia della scrittrice e soprattutto del dolore degli amici e ammiratori.

A meno che, come riportato da qualche giornale, non sia caduto nello stesso errore di grossolanità, che ha attribuito al giudizio dato dalla Murgia ai testi di Battiato, giudicandoli “minchiate”. Avrebbe cioè detto “Non sono ipocrita, non mi piaceva e diceva minchiate”.

Giusta poi, anche se molto criticata, l'osservazione di Claudio Borghi sulla stridente differenza di onori riservati alla Murgia e a Maria Giovanna Maglie. Forse perché la prima aveva distrutto la bellezza dell'idea di Patria, come unità culturale e sostituito la famiglia tradizionale con una specie di frequentazione tipo “tribù”, l'ormai famosa famiglia queer. Quindi della storica terna Dio, Patria, Famiglia, aveva sorprendentemente salvato solo Dio. Mentre la Maglie aveva voluto essere semplicemente una donna libera, senza smanie di appartenenze tribali.

Saviano, auto nominatosi erede della rivoluzionaria Murgia, ha terminato l'opera distruttiva della storica terna, fornendo un'interpretazione del cristianesimo così rozza e infantile, incredibile per uno che vuol presentarsi come un intellettuale,

E non ci vuole tanta cultura per rendersi conto che, atei e agnostici non prevenuti, devono constatare che nessuna filosofia, nessun'altra religione, nessun'altra costruzione ideologica ha inciso nella storia dell'umanità, come il cristianesimo. E che l'unica strada per tentare di trasformare l'eterno guerriero che è l'uomo, in una creatura pacifica, è quella del cristianesimo. Mentre il colto e sensibile Saviano vede nel messaggio cristiano solo rassegnazione: quella dello schiavo. Sarebbe bello organizzare un incontro tra il rozzo Saviano e l'eccellente e raffinato Marcello Veneziani, che parla di cristianesimo a basso livello e quello ad alto.

Saviano è un personaggio coerente. Osserviamo il suo aspetto, l'espressione del suo viso e degli occhi. Osserviamo poi un vero signore della politica: Marco Rizzo, autentico comunista progressista che ho votato, rivoterei, convincendo diversi amici a votarlo. Educato, calmo, sorridente e non aggressivo. Basta sentire le volte che parla ricordando suo padre, operaio della FIAT. Non mi sembra che frema per distruggere la famiglia. Ovviamente condanna la politica estera della Piaciona.

Mi scopro un po' lombrosiano. Anzi, molto, come tutti i registi.

In un film sulla mafia, con tante aggressioni e violenza, a chi affidereste la parte del cattivo e a chi quella del buono?

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