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Cronache
'Ndrangheta sulla Torino-Bardonecchia tra armi, politica, crimine: le carte
Antimafia

Politica e affari, pressioni e violenza dal piccolo comune torinese all’autostrada A32. Cosa c’è nelle carte e nelle intercettazioni dell’inchiesta di Torino

“Sin dagli anni ’70 si è registrata una massiccia presenza di tale associazione (la ‘ndrangheta, ndr), ormai nota alla popolazione residente nel territorio piemontese”, scrivono gli inquirenti nelle 1422 pagine dell’ordinanza “Echidna” che sta mostrando un sistema consolidato nel torinese. Non c’è quindi da meravigliarsi per l’intreccio, fatto emergere dal ROS dei Carabinieri, nell’ultima indagine coordinata dalla Procura di Torino sui lavori e manutenzione della tratta autostradale A32 Torino-Bardonecchia. Le accuse per associazione mafiosa, concorso esterno, estorsione, armi, ricettazione, riciclaggio in relazione ai proventi di un traffico di rifiuti, intimidazioni alle ditte concorrenti, ma anche offerte di protezione, reati contro la pubblica amministrazione fanno emergere un quadro disarmante.

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Si parte delle ‘ndrine Nirta e Pelle, appartenenti al “locale di San Luca”, e si arriva a nomi come Mammoliti, Costanzo, Macrì. Ma non siamo in Calabria bensì a Brandizzo, piccolo Comune torinese, 8668 anime, paesino dove si conoscono tutti. L’intreccio tiene insieme appalti e politica e coinvolge, per aspetti più elettorali e di favori, un calibro importante del Pd, l’esponente storico Salvatore Gallo.

Secondo gli inquirenti la criminalità organizzata si sarebbe inserita nella Sitaf, la società che gestisce il tratto di A32 Torino Bardonecchia.

La “‘ndrangheta operante in Brandizzo, Torino e provincia”, scrivono le indagini, sono “diretta emanazione delle articolazioni a capo della quale è posto Pasqua Giuseppe”, membro apicale della ‘ndrangheta operativa a Brandizzo con un omicidio alle spalle e pesanti precedenti penali. “Considerato stabilmente dedito all’intimidazione e alla prevaricazione”, scrivono gli inquirenti, “a riprova della rilevantissima pericolosità del soggetto, della sua stabile inclinazione alla violenza e del suo elevato spessore criminale, contenibile soltanto con la custodia in carcere”. Poi c’è Salvatore Gallo, ex manager di Sitaf (concessionaria della gestione dell’autostrada), ex-Psi e uomo di peso del Pd, grande politico "delle tessere" di partito, termine, le tessere di altro tipo, che tornano nell’inchiesta per altri motivi: l’accusa sostiene che nonostante il politico non avesse più ruoli nella Sitaf distribuisse card autostradali ad amici, politici, medici, giornalisti e dirigenti per passare gratuitamente i varchi autostradali, creando una rete di legami poi utili dal punto di vista politico.

Salvatore Gallo è indagato per estorsione, peculato e violazione della normativa elettorale (voto di scambio). Il figlio Raffaele Gallo, non coinvolto nella vicenda, ma pronto a diventare capolista del Pd alle prossime elezioni Regionali in Piemonte, l'8 e il 9 giugno, ha deciso di fare un passo indietro, dichiarandosi totalmente estraneo a quanto sta emergendo, spiegano anche di essere sicuro che il padre dimostrerà la propria innocenza.

“Gallo Salvatore”, scrivono gli inquirenti, “ricordava al figlio che nel 2011 anche l’ex Sindaco Fassino Piero aveva fatto delle resistenze per la nomina di Gallo Stefano, fratello di Raffaele, ad Assessore allo Sport e ai servizi anagrafici, nonostante avesse raccolto il maggior numero di preferenze tra gli eletti del Partito Democratico, e che per farlo tornare sui suoi passi era stato necessario far intervenire Moncada Ignazio”. Gallo a quest’ultimo, anche lui non coinvolto in alcun modo nella vicenda, avrebbe chiesto di mobilitare il segretario nazionale del Pd Enrico Letta per far pressione sul sindaco di Torino Stefano Lo Russo, su alcune scelte di orientamento diverso rispetto a Gallo.

L’inchiesta condotta inizialmente dal sostituto procuratore Antonio Smeriglio, poi deceduto in seguito ad una malattia, è coordinata dal pm Valerio Longi. “Si è infatti al cospetto, da un lato, di un fenomeno mafioso tradizionale (la ‘ndrangheta appunto, associazione delinquenziale nota e conosciuta) che rispecchia necessariamente i canoni di cui all’art. 416 bis c.p.,” scrive l’accusa "ma che, dall’altro, operando in contesti territoriali diversi da quello di origine, si può tendenzialmente manifestare in forme diverse dal modello operante in Calabria per la evidente necessità di adattare la propria struttura al diverso contesto storico-sociale in cui viene ad operare”.

Per capire il livello di violenza che viaggia in parallelo con gli affari, basti leggere l’intercettazione telefonica quando un agente di vendita di prodotti petroliferi della Italiana Petroli, creditrice di 22.000 euro con una delle società di trasporti dei calabresi, sente questo tono di reazioni: “…Ma non mi incazzo con te C***.... C*** tu ti meriteresti sparato in bocca! per quella voce che c'hai... io avrei il coraggio di spararti in bocca!... ci credi? // perché sei un traditore.... perché non sei umano // si.... sei un traditore... hai capito! adesso!.... sei un traditore! Ehhhh”). E ancora in un’altra conversazione: “C****! Vai dai carabinieri e fai il cazzo che pare a te che io... io... se tu vai dai carabinieri io sono contento che ti sparo veramente in bocca! non mi interessa un cazzo a me! // ti sto dicendo che ti spacco la faccia! sei un pezzo di merda! coso lordo! hai capito?”

Le indagini hanno portato a nove arresti. Tra le 6 persone ai domiciliari c’è anche Roberto Fantini, manager d’esperienza delle costruzioni stradali e Ad di Sitalfa fino 2021. Il gip non ha concesso tutte le ordinanze di custodia cautelare che erano state chieste dalla Dda. Una richiesta di interdittiva antimafia per una società che si occupa dell'autostrada Torino- Bardonecchia sarebbe ancora in attesa di giudizio.

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