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Cronache
Ostuni, dopo gli insulti il passo indietro: il prof chiede scusa agli studenti

Ostuni, il prof chiede scusa agli "studenti coglioni": "Il preside mi aveva detto di dirlo. Vi voglio bene"

Scusate. Il preside mi aveva incaricato di dirlo, io ero abituato così. Però vi voglio bene”: sono arrivate le scuse del prof dell’istituto tecnico Pantanelli Monnet di Ostuni agli studenti del primo anno che nei primi giorni ha accolto con “Coglioni, andate allo zoo.” Ma dai? Non era, dunque, una fake news. E ad ascoltare il racconto dei ragazzi, il prof è stato sinceramente rammaricato per l’accaduto. La cosa che sconvolge, tuttavia, è la parte in cui “ero abituato così”. A dare dei coglioni agli studenti? Incredibile. Ma da quanti anni esattamente? Da sempre?

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Poi si è scoperto che il prof è un ex ufficiale dell’esercito e allora, forse, tutto torna. Si sarà sentito il sergente maggiore Hartman di Full Metal Jacket, ma insegna in una scuola con studenti, non in una caserma con marine. Certo, tutti d’accordo che si debba insegnare la disciplina. E ognuno ha il proprio metodo, sicuramente. E, fortunatamente, come dice il prof, “vi voglio bene”. Pensa se non ne avesse voluto agli studenti del primo anno. E a quelli che sono arrivati in quarto e in quinto, perché poi: “Ci ha sempre chiamati così, fin dal primo anno. Ormai non ci facciamo più caso” hanno riferito tutti gli altri ragazzi del Monnet.

Bene, ma non benissimo. Perché, se negli istituti ci sono docenti che si mettono al pari del linguaggio degli studenti la scuola ha perso, invece di portarli a un livello superiore. Il prof come gli studenti o peggio. Il mondo al contrario, ma davvero. Altro che critiche al bestseller del generale Roberto Vannacci. Gli studenti hanno accettato le scuse arrivate in ben due giornate dal prof Hartman, ma non sono arrivate anche quelle degli altri docenti: “Sei una scimmia, vai allo zoo”, “Buongiorno scemi e cretini”. Passando per le prof che: “Che nella mia ora non si va in bagno”, “Nella mia ora non si beve.” Ma più che scuse, gli studenti vorrebbero essere rispettati, esser presi in considerazione e non obbligati a cambiare scuola come qualche docente ha invitato: “Se vi piace è così, altrimenti andate in un altro istituto.”

E tra i vari commenti fatti all’articolo in cui si è denunciato il discorso di benvenuto choc del prof Hartman, tra il dare la colpa al Sessantotto per un sistema scolastico andato a rotoli e la rivelazione che per molti (alla faccia dell’eguaglianza per cui si spendono solo parole) esistono scuole di serie A e B e studenti nonché docenti di serie A e B, ne emerge uno in particolare: “Leggo questo articolo e mi sento ancora più frustrata, sapendo che sono precaria e ancora non sto lavorando, che amo stare con i ragazzi, perché ho visto quanto credere in loro sia la cosa che ripaga di più. Non sono tanti anni che lavoro nelle scuole, ma bastano per farmi capire quanto noi docenti abbiamo la responsabilità del futuro di questi ragazzi. Le classi sono difficili, è vero. Ma dovremmo essere preparati.” Buon anno scolastico, dunque, con le parole che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato nel proprio discorso inaugurale dell’anno 2023/2024:

La scuola italiana è ricca della passione dei docenti, dei dirigenti. Come ogni anno ci sono difficoltà tamponate dall’impegno di personale docente e non docente. Non sempre si riesce ad attribuire al sistema scolastico le risorse adeguate. Ma cresce il valore strategico della formazione. La Costituzione, che regola la nostra convivenza, ha disposto che la scuola è aperta a tutti, tutti i cittadini alla nascita sono uguali. Sul diritto universale all’istruzione si fonda la Repubblica. La scuola è di tutti. La scuola è dove i ragazzi fanno i conti con la propria storia, dove si cimentano con la convivenza, dove si appassionano all’arte, alla scienza, dove sperimentano la padronanza di sé. Non c’è futuro individuale senza il sapere. Non c’è società libera e ordinata senza scuola.

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