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Cronache
Sanità Emilia, liste d'attesa "apri e chiudi": trucco per apparire efficienti?

Liste d’attesa con tempi ridotti ma i cittadini denunciano improvvise chiusure e riapertura, non riuscendo a prenotare. C’è il trucco quindi per sembrare efficienti? Il parlamentare di Fratelli d’Italia chiede chiarimenti al ministro della Sanità perché è vietato chiudere le liste. Oltre il buco da 400 milioni di euro la beffa

“Se fosse confermato questo gioco del chiudi e apri”, dice ad Affaritaliani il parlamentare di Fratelli d'Italia Gianluca Vinci, “mi viene da dire: è facile essere i primi della classe quando i voti te li dai da solo e decidi tu la lunghezza delle liste. E’ tutta da verificare anche la liceità, anche dal punto di vista penale di questo comportamento nei confronti dei malati”.

Il fatto: la vicenda delle liste d’attesa, improvvisamente si chiudono, poi si riaprono

Una lista d’attesa per una vista sanitaria, che in un’altra regione dura un anno o anche di più, a Reggio Emilia dura solo tre mesi. Devi fare una mammografia, un ‘holter’, una visita dal cardiologo o qualsiasi altra cosa? I cittadini emiliani raccontano che le liste d’attesa della propria provincia improvvisamente si chiudono ma poi si riaprono, però non riescono a prenotare. Ma come è possibile? 

“Torni quando riapriamo”, questa è la frase che si sentono ripetere. L’obiettivo dovrà essere quello di prenotarsi tra i primi al giro successivo, quando le liste saranno riaperte, come in una specie di click day, altrimenti si resta di nuovo fuori. Peccato che secondo la norma 282 della legge numero 266 del 2005 tutte le Asl delle province italiane non possano operare in questo modo, chiudendo le liste se non per motivi tecnici, quindi eccezionali.

La legge recita: "Alle aziende sanitarie ed ospedaliere è vietato sospendere l'attività di prenotazione delle prestazioni di cui al citato decreto del presente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001”.

La sospensione permetterebbe all’ente di mostrarsi come efficiente e con liste d’attesa ridotte: l’ente è velocissimo. In realtà, se il quadro venisse confermato le liste sarebbero lunghe e tagliate, ma paiono corte con un gioco di prestigio. Con le gente che di fatto aspetta anche più di un anno per avere un esame.

“Contrariamente alla vantata efficienza dichiarata dalla Regione Emilia-Romagna”, spiega ad Affaritaliani l’avvocato Gianluca Vinci, parlamentare di Fratelli d’Italia, “circa rispetto dei tempi di attesa previsti dal proprio piano regionale, ai cittadini di Reggio Emilia, specialmente ai più fragili e meno abbienti, è impossibile iscriversi nel registro delle prestazioni in quanto sovente i calendari risultano chiusi e quando hanno la possibilità di iscriversi, i tempi entro cui eseguire le prestazioni sanitarie risultano scaduti e vengono così costretto a rivolgersi a strutture private con enormi aggravi di costi”.

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