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Culture
Nobel Letteratura, Mogol: "Versi delle canzoni considerati poesia? Finalmente"

Di Enrica Governi

«Il Nobel a Dylan? Una grande notizia. Ma che errore non andare a ritirarlo!» Ad affermarlo è Giulio Rapetti Mogol, il più grande autore di testi per canzoni italiano, anche lui candidato all'ultima edizione del Nobel. Ecco cosa ci ha raccontato

Maestro, nell'ultima edizione del Nobel per la letteratura, Bob Dylan ha vinto e lei è stato tra i circa 200 candidati. Evidentemente i testi per canzoni sono considerati poesia, o in senso più ampio, letteratura, a tutti gli effetti. Lei si sente un poeta,  un letterato?

Io mi sento un autore. Penso che diventerò poeta 50 anni dopo la mia morte, se i versi delle mie canzoni verranno ricordati come poesia.

Lei e Dylan vi siete trovati a concorrere nella stessa edizione per il Premio finale. Come ha vissuto la vittoria del “menestrello”?

Come una bellissima notizia; è un’apertura molto importante, mi sembra che fosse molto tempo che avessero presentato la candidatura di Dylan. Mi hanno detto che la candidatura di Fo, per esempio, era stata proposta per 3 anni di fila. Per quanto ne so è l’iter del Nobel, perché credo che a Stoccolma debbano avere il tempo necessario per raccogliere i vari documenti presso le Università, le case editrici e così via. Finalmente,  i versi delle canzoni qualora siano poesia, vengono riconosciuti, perché fino a non molto tempo fa imperava un discorso diverso, nel senso che se non era scritto come dire su un “libretto”, un testo non poteva venire considerato  vera poesia.

La poesia invece deve essere invece assorbita e considerata dalla gente come tale…

E questo il Nobel l’ha confermato. La cosa che io non condivido di Dylan è il fatto che lui abbia fatto finta di non averlo vinto. Sembrerebbe un atteggiamento spocchioso, cosa vuol dire non ringraziare? Io ringrazio anche quando mi offrono un caffè, il Nobel è’ un riconoscimento molto importante, proprio non capisco Bob!

Cosa differenzia la sua poetica da quella di Dylan?

Va detto innanzitutto che Bob Dylan è arrivato prima di me, io cominciavo quando lui era già famoso. La sua poetica si basava molto anche sulle canzoni di protesta, contro la guerra. Mi sembra una cosa accettabile e comprensibile per carità, ma io invece sono più legato alla vita, le mie canzoni sono di tutti i tipi, una diversa dall’altra,  molte volte sono stato autobiografico,  ho raccontato spesso cose che ho visto e vissuto  intorno a me. Mentre lui era più vicino ad un discorso “globale”.

Nel gennaio del 2015 è stata costituita l'Onp (Organizzazione no profit) NaM, Nobel a Mogol, destinata favorire la sua candidatura e, successivamente la sua vittoria al Nobel per la letteratura. Che rapporti ha con NaM? In particolare, ha partecipato alla costituzione dell'Onp e ne condivide le strategie?

No, io non ho partecipato assolutamente a niente. E’ andata così: il presidente dell'Associazione, Nanco Paoletti e il segretario generale, Milo Goj, sono venuto tempo fa a trovarmi  per informarmi che avevano costituito  NaM. Ovviamente, la cosa mi ha lusingato, comunque io non ne sapevo nulla.

Pur nella riservatezza, quasi da età Vittoriana, del Nobel, pare che le prime candidature di Bob Dylan risalgono appunto addirittura a vent’anni fa. E, riguardo agli autori italiani, in effetti anche Dario Fo ce l’avrebbe fatta al terzo tentativo. Lei è fiducioso di vincere una delle prossime edizioni?

Sicuramente non vincerò la prossima volta, visto che l’hanno già dato a Dylan,  un autore di versi. Penso che sarà molto difficile, anche se non conosco i criteri di assegnazione del Nobel.  Certo, sperare è lecito. Io comunque il mio Nobel l’ho già ricevuto: l’affetto che gli italiani mi dimostrano equivale per me a un Premio Nobel. La gente mi vuole bene, mi ferma per strada, mi porge la mano, mi vuole abbracciare…questo per me è un riconoscimento stupendo.

 

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