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Economia
Armani, dall'impero al presunto caporalato: chi è il re rimasto "nudo"
Giorgio Armani

Presunto caporalato Armani, ecco chi è il re del lusso Made in Italy

Gli inglesi lo chiamano "King George", nella sua Milano è semplicemente "Giorgio", ma nel mondo porta alta la bandiera italiana sotto l'omonimo marchio "Giorgio Armani". Lo stilista è ormai uno status symbol della penisola e non a caso è il terzo uomo più ricco d'Italia, con un patrimonio da 10 miliardi di euro. Eppure dopo quasi mezzo secolo di trionfi imprenditoriali, sembra che il destino stia tendendo una trappola al grande maestro

Un'indagine ha rivelato lo sporco sotto il tappeto di casa Armani: presunto sfruttamento e lavoro nero nelle sue fabbriche di lusso. Accuse di caporalato gravano sulla testa del re della moda italiana per la sua Giorgio Armani Operations spa. Sarà interessante valutare quanto il danno d'immagine di una vicenda del genere peserà su Armani. D'altronde, se fossero confermate le accuse di caporalato, le conseguenze sul suo impero non sarebbero da sottovalutare, soprattutto riguardo agli impatti finanziari e alla reputazione di Giorgio stesso.

Eppure, in mezzo a questa tempesta, non possiamo ignorare il prestigio del vasto impero costruito da Giorgio Armani sin dal 1975, anno in cui fondò il suo marchio insieme a Sergio Galeotti. Una carriera che ha sempre puntato sulla fiducia in sé stesso più che sulle mode del momento, abbracciando l'originalità. Questo è il segreto che gli ha permesso di rimanere fedele alla sua iconica semplicità.

Nato a Piacenza nel 1934, Armani si avvicinò al mondo della moda per caso. Nel 1957, abbandonò gli studi di medicina a Milano dopo due anni (ndr. ha poi ricevuto la laurea ad honoris all’Università Cattolica di Piacenza) e accettò un lavoro alla Rinascente grazie all'amica Rachele Enriquez. Iniziò a collaborare con il team degli architetti che curavano l'immagine del magazzino, un'esperienza che si rivelò formativa. Negli anni '60 diventò assistente di Nino Cerruti per la nuova linea di moda uomo Hitman, disegnandola fino al 1970. L'influenza di Sergio Galeotti lo spinse verso il progetto della propria linea di moda.

Fin dai suoi primi passi nel mondo della moda, Armani ha rivoluzionato il concetto stesso di eleganza. La sua giacca da donna, ispirata al taglio maschile ma liberata da rigide strutture, ha incarnato l'essenza dell'eleganza pratica per le donne in carriera. Da quel momento, il suo marchio è diventato sinonimo di innovazione e stile senza tempo. Ma ciò che rende Armani una leggenda è la sua ossessione per il perfezionismo. Già nel 1975, quando ha fondato il suo impero, aveva un chiaro obiettivo: decostruire l'abbigliamento maschile tradizionale, ribaltando le convenzioni della moda uomo e liberando l'individualità attraverso i suoi design. 

Nel corso degli anni, Armani ha saputo espandersi con audacia e visione. Nel 1981, anticipando la richiesta di collezioni accessibili, ha lanciato il marchio Emporio Armani, caratterizzato dal celebre aquilotto come logo, insieme alla linea denim Armani Jeans. Seguirono altre iniziative di successo: nel 1991, la linea fast fashion Armani Exchange, nel 2000 Armani Collezioni e Armani Casa, nel 2004 la linea sportiva EA7, ispirata al calciatore del Milan Shevchenko. La moda Armani ha abbracciato tutte le età, con la collezione Junior per bambini dai 0 ai 16 anni. Oltre alla moda, il nome Armani ha lasciato il suo segno anche in altri settori di lusso, con due hotel a Dubai e a Milano, e nel mondo della ristorazione con il marchio Nobu.

In questo contesto Giorgio Armani è stato un pioniere nel promuovere il Made in Italy e nel contribuire a rendere Milano la capitale mondiale della moda. La sua visione globale lo ha portato a organizzare eventi di successo in città come Tokyo nel 1981 e Mosca nel 1987, anticipando il loro ruolo strategico nell'espansione del marchio. Nei suoi design, Armani si ispira alla sua amata Pantelleria e alle filosofie orientali, traducendo in abiti una spiritualità unica e distintiva. I suoi grigi perlati, il rosso tibetano e il blu profondo diventano simbolo del suo marchio, evocano l'armonia di luoghi e culture che lo hanno affascinato negli anni.

L'impero di Giorgio Armani non si limita alla moda: abbraccia una vasta gamma di settori, tra cui ristorazione, ospitalità e design d'interni. Sedici anni fa è stato introdotto il progetto Armani/Casa Interior Design Studio, responsabile di una serie di progetti di grande successo. Questi includono l'Armani Hotel di Dubai, aperto nel 2010, e varie residenze nelle città di Miami, Istanbul, Londra, Mumbai e Pechino, oltre alla storica sede di Milano. Armani non si ferma alla creazione di abiti, ma plasma interi spazi e esperienze, portando il suo distintivo stile e raffinatezza in ogni aspetto della vita moderna.

LEGGI ANCHE: "Caporalato Armani? Impossibile non sapere. Reputazione ko. Investitori..."

Alla soglia dei 89 anni, molti si sono chiesti chi avrebbe ereditato il tanto ambito regno di Armani, considerando che non vi sono eredi diretti. Lo scorso anno è stato rivelato un documento top secret che ha delineato lo statuto della maison, aprendo la strada a ciò che sarà Giorgio Armani dopo la sua scomparsa e lasciando aperta la possibilità di quotazione in Borsa. Il documento, approvato in un'assemblea straordinaria nel 2016, ha portato all'attenzione dei tre nipoti dello stilista: Silvana e Roberta, figlie del defunto fratello Sergio, e il figlio della sorella Rosanna, Andrea Camerana. È anche interessante notare che la famiglia Armani si intreccia con la famiglia Agnelli attraverso Camerana, il cui trisnonno è Giovanni Agnelli, uno dei fondatori della Fiat, condividendo questo legame con John Elkann.

Mentre il futuro post-Giorgio Armani rimane ancora immaginare, nel presente è chiaro che al "Re Giorgio" sia caduta la corona, lasciando molti a chiedersi su come proteggerà la reputazione della sua maison per le future generazioni.






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