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Economia
Berlino vuole alzare il tetto al credito. Ma Vestager teme per la concorrenza

In tempo di coronavirus, in Germania è caduta la regola ordoliberista del pareggio di bilancio tanto cara all’ex ministro delle Finanze, ora presidente del Bundestag, Wolfgang Schaeuble. Così grazie alla forza di un'economia, al top nella manifatturiera d’Europa e a un basso debito pubblico, Berlino ha già superato i mille miliardi di aiuti, sotto varie forme, per l’emergenza Covid-19. Risorse di gran lunga superiori a quelle stanziate non solo da Italia e Spagna, ma anche dalla Francia. Due terzi del valore delle masse che dovrebbero essere coinvolte, secondo le richieste dell’Italia a Bruxelles e ai Paesi del Nord, Germania in primis, nel Recovery Fund, il fondo comunitario da cui attingere per la ripresa delle economie di tutti i 19 membri dell’eurozona.

Ma tutto ciò, visto che il governo Merkel ha rinunciato al dogma del pareggio di bilancio per affrontare la crisi economica generata dalla pademia, non è niente rispetto a quanto ancora può mettere in campo Berlino. Basti ricordare, come scrive il Corriere della Sera, il caso dell’operatore turistico Tui, salvato grazie a un’iniezione di 2 miliardi di euro, di cui l’80% dalla banca pubblica KfW; o di Adidas, che ha avuto prestiti per 3 miliardi (2,4 miliardi dalla Kfw); fino alla compagnia aerea Condor, che ha ricevuto 550 milioni complessivi dal governo federale e dal Land dell’Assia.

Entro la fine della settimana dovrebbe toccare alla Lufthansa, che perde un milione di euro all’ora e che potrebbe attingere a un intervento pubblico “sindacato” da 10 miliardi a cui potrebbero partecipare tutti i governi dei Paesi dove operano le ex compagnie di bandiera controllate ora dal colosso dei cieli guidato Carsten Spohr. Così, ricorda il quotidiano di Via Solferino, il ministro dell’economia Peter Altmeir e il ministro delle Finanze Olaf Scholz hanno chiesto alla Commissione europea di poter ampliare in modo significativo il tetto al credito di 800 mila euro garantito al 100% dallo Stato, per dare un maggiore supporto alle imprese tedesche davanti alla crisi. Copertura che invece i vincoli di bilancio italiani non permettono al nostro Paese dove il decreto liquidità permette alle società di ricevere prestiti garantiti dallo Stato al 100% solo fino a 25 mila euro, mentre quelli sopra i 25 mila euro (e fino a 800 mila euro) sono garantiti al 90% dalla Sace.

Mentre in passato Bruxelles ha sempre bacchettato Berlino per essere troppo rigorista nell’allargare i cordoni della spesa pubblica, stavolta secondo alcune fonti comunitarie citate da Handelsblatt, si è opposta alle richieste della coppia Altmeir-Scholz. Il motivo? Per la commissaria danese per la Concorrenza e vice della von der Leyen, Margarethe Vestager, alzare il tetto ai prestiti garantiti al 100% dallo Stato rischia di dare alla aziende tedesche un vantaggio competitivo troppo grande. Proprio ora che anche in Italia  come ha ricordato l’ex capo economista del Fmi Oliver Blanchard “il debito pubblico italiano è sostenibile”, grazie agli acquisti in stile Whatever it takes da parte della Bce? Spingere la Germania a fare di più, come in passato, sarebbe anche di sprone per il nostro Paese a fare di più per le proprie imprese.

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