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Economia
Commissione d'inchiesta sulle banche in clamoroso ritardo. Giorgianni in pole

Perché ritarda la Commissione d’inchiesta sulle banche?

La tassa sugli extraprofitti a carico delle banche non sarà stata un successo, sul piano del gettito fiscale, ma qualcosa ha insegnato. Agli addetti ai lavori non sfugge il fatto che l’attenzione del governo sul settore bancario sia altissima. I radar di Palazzo Chigi sono sempre accesi. Vuoi per la questione Monte dei Paschi di Siena, con il Tesoro, oggi azionista al 39%, che deve uscire a stretto giro dal capitale della ex banca del Pd. Vuoi per il caso relativo alla Popolare di Bari, ribattezzata Banca del Mezzogiorno, finita nella "ciambella di salvataggio" pubblica del Mediocredito Centrale e non ancora del tutto messa a posto. E poi ci sono i movimenti e i dossier dei grandi gruppi bancari del Paese: osservata speciale è Unicredit, che ha capitale in eccesso per 12 miliardi di euro e prima o poi dovrà aprire il portafoglio per fare shopping sul mercato. E in molti sperano che sarà quello italiano. C’è la questione della banca digitale di Intesa Sanpaolo ovvero IsyBank finita nel mirino dell’Antitrust. Senza dimenticare quello che potrebbero fare gli altri big del settore, come Banco Bpm e Bper. 

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Da qui a fine anno, stando ai rumor sui mercati, l’industria bancaria tricolore potrebbe offrire novità significative: cambiamenti che avranno impatto sia sul versante squisitamente finanziario sia per quanto riguarda gli effetti sui correntisti, sui consumatori e sui piccoli azionisti. Con l’architettura del settore destinata a cambiare forma a stretto giro, non si spiega per quale motivo il Parlamento fatichi a rimettere in pista la Commissione bicamerale sulle banche. L’organismo era in piedi nelle due precedenti legislature ed era stato presieduto nella prima circostanza da Pierferdinando Casini e nella seconda dalla grillina pentita Carla Ruocco. Le ragioni per istituirla per la terza volta, come accennato, non mancano. Tuttavia, a legislatura ormai iniziata da un anno e mezzo, il fascicolo pare (inspiegabilmente) insabbiato. Alla Camera si è fatto il nome di Letizia Giorgianni per la futura presidenza - che fu portavoce del Comitato Vittime del Salva Banche ai tempi del crack di Banca Etruria - e, sempre nelle file di Fratelli d’Italia, un certo interesse è stato mostrato da Tommaso Foti, già in campo dal 2019 al 2022. 

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Negli scorsi mesi, si era ipotizzato di dare il via alla terza edizione della bicamerale sulle banche istruendo la pratica (cioè il prescritto disegno di legge) al Senato, ma nessuno a Palazzo Madama sa che fine abbia fatto il testo, nonostante l’interesse mostrato dal potente sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei minsitri, Giovanbattista Fazzolari. C’è da dire che ai grandi istituti di credito la commissione non piace affatto: nella scorsa legislatura, per esempio, l’indagine sulla vendita di prodotti finanziari allo sportello, sollecitata dai sindacati di categoria, era stata rallentata proprio dopo l’intervento degli sherpa di alcuni player bancari. Ed è probabile che si siano mossi anche in questa circostanza per rallentare la Commissione banche “ter”.






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