Economia
De Benedetti, la famiglia che poteva essere potente e scelse di essere ricca
Dall'avventura fallimentare in Fiat alla miopia di Olivetti fino alla tranquillità di Sogefi
Nel 2012 la scelta di fare un passo indietro e di lasciare tutto ai figli. I quali non se lo sono fatto ripetere due volte e hanno progressivamente preso possesso della galassia paterna. Nel 2017, divenuti proprietari del gruppo editoriale Gedi-L’Espresso, hanno deciso di venderlo “a pezzi” agli Elkann. I quali, probabilmente, si sono pentiti amaramente dell’investimento profuso. Tant’è che hanno venduto il mitologico settimanale a “Mr Miliardo” Iervolino e ora sarebbero intenzionati a mollare anche Repubblica, nonostante le rassicurazioni di prammatica del direttore Maurizio Molinari.
Ecco, la storia della famiglia De Benedetti è un po’ tutta qui: sempre presenti nelle grandi partite industriali, senza però mai spingere attivamente per diventare classe dirigente, potere vero, quello che smuove l'Italia. La “radicalità” invocata dall’Ingegnere nella sua ultima fatica è in realtà quella che è mancata alla famiglia. Che ha sempre vissuto con poco coraggio e oggi può contare sulla sola Sogefi, azienda di componentistica auto che pur senza essere tornata sui livelli pre-Covid, rimane una bella realtà. E poi c’è Kos, attiva nel mondo dei servizi sanitari.
De Benedetti, ricco come Creso, si gode una vecchiaia dorata cercando disperatamente di farsi notare. I figli, che col padre hanno un rapporto conflittuale, hanno abbandonato rapidamente qualsiasi velleità di essere classe dirigente, di governare le sorti economiche del Paese (come avrebbe fatto Berlusconi, Agnelli e via dicendo). Hanno scelto di essere ricchi e nulla più. Comprensibile, per carità. Ma un po’ spiace.