Germania, sindacati sulle barricate. E Draghi fa il tifo per gli scioperi
Un incremento dei salari in Germania e in tutta l’area euro sosterrebbe l’auspicata ripresa dell’inflazione e faciliterebbe la “normalizzazione” della politica
Che Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, auspicasse più o meno apertamente un aumento delle paghe in Germania e più in generale nell’Eurozona, così da ridare fiato a un’inflazione che non vuol saperne di avvicinarsi alla soglia del 2% (ed anzi ha nuovamente rallentato il passo, calando all’1,3% nella zona euro a gennaio dall’1,4% di dicembre) giudicata desiderabile dalla Bce, non è un segreto tanto che già a fine settembre il Financial Times l’aveva sottolineato.
Ora però siamo alla prova del nove: dopo anni di moderazione salariale, IG Metall, il sindacato dei metalmeccanici tedeschi, sembra intenzionato a “dare una mano” a Draghi, chiedendo non solo un aumento delle paghe dell’8%, ma anche la possibilità per i lavoratori di optare per una settimana lavorativa di sole 28 ore al posto delle 35 ore standard per potersi prendere cura dei figli o dei genitori anziani.
Richieste che finora gli imprenditori hanno rigettato, tanto che si è arrivati allo scontro, con IG Metall che ha dichiarato sciopero, incrociando le braccia da martedì fino a venerdì, una giornata di stop che si articola a macchia d'olio nei diversi Lander per la prima volta dal 2003.
Mentre i cosiddetti “scioperi d’avvertimento” sono stati frequenti anche nell’ultimo decennio, ma si sono tradotti in astensioni dal lavoro degli addetti di singoli gruppi industriali o comparti per poche ore, uno sciopero nazionale sembrava una pratica consegnata al passato, ma IG Metall ha deciso di riportarla d’attualità, nell’ambito della vertenza per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici (3,9 milioni di lavoratori in tutta la Germania).
L’ultimo grande scontro dell’IG Metall, guarda caso sempre sulla riduzione dell’orario di lavoro (da 40 a 35 ore) avvenne nel lontano 1984, quando i lavoratori incrociarono le braccia per ben sette settimane. A differenza di allora, tuttavia, l’establishment finanziario europeo, a partire da Draghi, non sembra voler biasimare l’iniziativa, anzi più di un funzionario della Bce negli ultimi mesi ha sottolineato come uno degli ostacoli per la risalita dell’inflazione è proprio il livello stagnante dei salari anche nella maggiore economia europea, quella tedesca appunto.