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Economia
I lavoratori della Bce bocciano Lagarde: "Autocratica, era meglio Draghi"
Christine Lagarde

I lavoratori della Bce bocciano Lagarde: "Autocratica, era meglio Draghi"

Ci sono notizie che non lo sono ma che devono essere comunque date. Si prenda, ad esempio, la sonora bocciatura che arriva a Christine Lagarde non dai mercati o dalle istituzioni, ma dai dipendenti della Bce: “Aridatece Mario Draghi” gridano a Francoforte. Appunto, una non notizia. Perché mentre – piaccia o non piaccia – l’ex governatore di Bankitalia (ed ex premier, ex direttore generale del Tesoro, ex presidente della Bce) ha salvato il sistema euro con il suo bazooka, la “zerbina” di Sarkozy si sta impegnando per affossare la nostra economia. Rapidissimo passo indietro. I dipendenti della Banca Centrale Europea hanno dato i voti, come consuetudine, ai presidente. Lo fecero al tempo di Jean Claude Trichet, l’hanno fatto con Draghi – promosso, con una sorta di plebiscito, da tre quarti dei lavoratori – e l’hanno fatto anche con Christine Lagarde. Il suo operato viene riassunto da una semplice frase: “Super Mario era al servizio della Bce, con lei sembra che sia la Banca Centrale Europea a dover essere al suo servizio”.

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Come dimenticare la conferenza stampa in cui la Lagarde, durante la prima settimana di pandemia, disse candidamente “non siamo qui per ridurre gli spread” facendo crollare la Borsa di Milano a -17,97%, il peggior dato della sua storia? Come non ricordare la sorta di “commissariamento” comunicativo cui venne sottoposta l’anno scorso quando ci si rese conto che era necessario prevenire le sue esternazioni goffe e dannose? Un cordone sanitario per tutelare l’Europa dalle parole della governatrice della Bce non è esattamente un segnale di efficienza. Secondo i commenti raccolti, "Christine Lagarde è generalmente considerata un leader autocratico che non agisce necessariamente secondo i valori che proclama". Emergono l'insoddisfazione nei confronti di un metodo gestionale che sovraccarica in maniera eccessiva i lavoratori e mostra carenze in termini di chiarezza in vari settori, a partire dalle procedure di assunzione. Per quanto riguarda le politiche di genere, inoltre, la mancanza di apprezzamento per il modo in cui Lagarde le sta attuando è simile tra i soggetti intervistati di sesso maschile e femminile.

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Non basta: il personale dell’Eurotower, dopo aver bollato l’atteggiamento di Madame Lagarde come poco collaborativo, hanno anche bocciato la sua politica economica. D’altronde, lo scodinzolante inseguimento alla Fed rischia di provocare disastri. Negli Stati Uniti l’inflazione ha già smesso da tempo di bruciare ma si tratta di un mondo totalmente diverso dal nostro, con un mercato del lavoro florido e un’economia che continua a crescere grazie a politiche efficaci. In Europa invece siamo in una situazione completamente diversa: la crescita è fragile e il lavoro non decolla. Logico aspettarsi dunque una riduzione dei tassi nell’immediato, salvo poi ritoccare se dovessero esserci nuove brutte sorprese.

Sta succedendo l’incredibile: le banche sono ormai talmente sicure della necessità di tagliare i tassi che gli interessi sui mutui stanno iniziando a scendere prima ancora del costo del denaro. Insomma, la Lagarde è responsabile anche di un unicum nella storia recente. L’impressione è che ogni volta che si muove sia sul punto di fare un disastro. E infatti è sempre al centro delle polemiche sia da destra che da sinistra. Lei va avanti per la sua strada, forte della promessa fatta al marito: “Dopo Francoforte, la pensione”. Se non fosse che mancano ancora tre anni e mezzo (il mandato dura otto anni) ci sarebbe da brindare. 

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